recensioni

The Subways

Rock & Roll queen
Questo singolo è uscito nel giugno del 2005 ed era il quarto parto discografico dei Subways, trio inglese composto da una donna e due uomini. Ovviamente in Italia è passato del tutto inosservato, com'è logico in un Paese che attende con trepidazione il 50esimo album di Venditti o di Zero (senza nulla togliere a Renato ed Antonello). Poi, però, ad un anno di distanza, qualche guru della pubblicità ha deciso che “Rock & Roll Queen” doveva essere la colonna sonora di uno spot che pubblicizza una famosa marca di cosmetici ed allora apriti cielo. Il video-clip come per magia ha cominciato ad essere trasmesso dalle televisioni musicali, il cd è ricomparso nei negozi di dischi ed il gruppo sta godendo di un'attenzione mediatica di un certo rilievo. Quindi colgo anch’io l’occasione per segnalarvi quello che è uno dei singoli più belli dello scorso anno. Due minuti e mezzo di furore sonico, con un testo così elementare che converge nel banale, ma che proprio in questo assurge a capolavoro. I Subways sono tre ragazzi con un'energia nelle vene che viaggia a mille all’ora. Questo è il punk che si sposa al grunge ed intona una celebrazione del rock&roll;, mentre Billy urla a squarciagola la sua rabbia. Se in casa avete ancora un vecchio giradischi, acquistate questo singolo in vinile, vi troverete davanti ad un piccolo dischetto di colore blu, colore “rubato” ad una strofa del testo. “Rock & Roll Queen” è un pezzo che spacca. Lasciatevi travolgere da questa bufera di note ed abbandonate per due minuti e mezzo le vostre paure. “My heart is blue, My heart is blue for you”.

Formato: cds/45 giri


(Pubblicato il: 28/11/2013)

David Gilmour

on an island
Diciamo subito che “Castellorizon”, il brano d’apertura, vale da solo l’acquisto di questo cd. Lo vale perché l’inconfondibile stile di Gilmour viene fuori con la sua classica naturalezza e ti fa sognare come solo la sua sei corde riesce a fare. Fugato ogni dubbio sul mio pensiero nei confronti di “On An Island”, possiamo dire che alcuni hanno scritto di questo disco usando parole di delusione. Gilmour sarebbe la parodia di se stesso ed avrebbe pubblicato un album che non ricorda neanche lontanamente il suo passato floydiano. Sarà così. Però ascoltare la voce di David Crosby e Graham Nash in “On An Island”, un pezzo che potrebbe benissimo essere un classico di qualsiasi album dei Pink Floyd mi fa star bene. Mi fa pensare a questo signore di sessanta anni, che ha deciso di scrivere il suo terzo album solista in oltre 40 anni di onorata carriera, a differenza di tanti suoi colleghi che hanno fatto di una carriera in solo una ragione di business altamente remunerativa. Ecco infatti scoperto l’arcano di “On An Island”, Gilmour è un signore di sessanta anni che oggi non può pensare e scrivere come quando uscì “The Dark Side Of The Moon”, quindi è inutile e dannoso immaginare di ascoltare, ora, la copia carbone di un disco dei Pink Floyd. “On An Island” non è un disco dei Pink Floyd, anche se la mano del suo chitarrista è riconoscibile in ogni angolo, ma è un disco che vede al suo interno tanti amici, dai già citati Nash e Crosby a Phil Manzanera e Robert Wyatt, tutti personaggi oltre la cinquantina, che mettono a “disposizione” di Gilmour la loro bravura. Ascoltate questi dieci brani con intelligenza, senza fare troppi paragoni con il gruppo madre, scoprirete un disco altamente emozionante. Il muro è crollato e Gilmour, insieme a noi, è in piedi sulle sue rovine.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Green Day

bullet in a bible
La macchina schiacciasassi dei Green Day è tornata con un cd dal vivo che è adrenalina allo stato puro. Dopo il successo planetario del precedente album, i tre ragazzi “cattivi” mettono a disposizione di tutti coloro che c’erano e che non c’erano, un loro show tenutosi in Inghilterra a coronamento di un paio d’anni vissuti sempre sulla cresta dell’onda. Nel cd audio potete godervi tutti i classici di Billie Joe e company, in una cavalcata senza tregua, che mette in fila buona parte degli hit del terzetto. Dopo il primo ascolto sarete così euforici che vi sentirete costretti a ricominciare daccapo e alla faccia della vostra età (qualunque essa sia), vi troverete a saltare come invasati tra le quattro mura di casa. Se poi, come il sottoscritto, avrete l’occasione di ascoltare questo cd in un impianto da concerto, l’incantesimo avrà raggiunto il suo apice. Però non dimenticatevi del dvd allegato, le immagini dello stesso concerto, inframmezzate ad interviste, fuori onda ed altre mille curiosità, vi faranno vedere l’altra faccia della medaglia, quella di un gruppo che crede nel punk, nel suo verbo, nelle proprie idee (anche politiche) e capirete il perché del titolo di questo cd/dvd. Un live/documentario perfettamente realizzato con un ritmo da film d’azione, che potrà farvi ricredere sulla bontà (non solo musicale) dei Green Day. Il punk, morto nel 1976 (a detta di molti e di è lo è stato per due giorni nella sua vita), torna a mostrare la sua faccia e non meravigliatevi se tutto d’un tratto vi troverete a cantare a squarciagola. Grandi, grandissimi. “Holydayyyyyy, this song is not anti America, is anti war”.

Formato: cd + dvd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Les negresses vertes

a l'affiche
Fine anni ottanta, primi anni novanta, la musica transalpina ci regala un paio di gruppi che faranno la differenza in un decennio votato al grunge. Si tratta dei Mano Negra e dei Negresses Vertes. La loro patchanka, anche se con le dovute differenze stilistiche, invade in Vecchio Continente. In Italia, cloni più o meno autorizzati, cercano di seguirne l’onda, ma i padroni della ferriera rimangono loro. Dopo sette album i Negresses Vertes possono permettersi di pubblicare un best con 21 brani che danno la possibilità, anche a coloro che hanno mancato l’appuntamento, di colmare questo vuoto. I Negresses sono passati dai successi alla tragicità di una scomparsa (quella del paroliere e cantante Helno), da un hit planetario “Zobi La Mouche” ad una tournée trionfale di 120 date, senza perdere la loro tipica verve, il loro tipico spirito da gitani. Suoni di fisarmoniche si affiancano a voci che raccontano storie di strada, mentre il gruppo ci incanta nei loro abiti gessati. Nei Negresses c’è tutta la multirazziale Parigi, non quella degli scontri di strada, ma quella degli incontri musicali tra etnie diverse, quella che si diverte a mescolare suoni, parole e ritmi, quella entrata in classifica per dimostrare che la tradizione francese poteva anche “sporcarsi” le mani con sonorità lontane dal contesto urbano di Parigi. I Negresses Vertes ci danno con questa raccolta una lezione di musica e spirito, di vita e d'arte. I Negresses Vertes suonano e cantano per divertirsi, lo si capisce al volo e riescono a trasmettere questa loro vitalità in tutti i pezzi di questo cd. Da ascoltare nei momenti bui della vostra esistenza.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Paul Anka

Rock swings
Questo è un disco per tutti quei rocker incalliti che si sentono protetti dal loro giubbotto di pelle, ma anche per chi ha sempre rifiutato il rock nella sua globalità. Paul Anka, indiscusso re dello swing, e scopritore di talenti da oltre quaranta anni, si è tolto un sassolino dalle scarpe ed ha inciso un album con quattordici classici del rock internazionale. Quattordici classici come “It’s My Life” (Bon Jovi), “True” (Spandau Ballet), “Everybody Hurts” (REM), “Wonderwall” (Oasis), “Black Hole Sun” (Soundgarden), “Jump” (Van Halen), “Eyes Without A Face” (Billy Idol), “The Lovecats” (The Cure), o “Smell Like Teen Spirit” (Nirvana), arrangiati per orchestra e cantati con quell tipico piglio da chansonnier navigato. I pezzi, in alcuni casi, sono irriconoscibili, tanto il nuovo arrangiamento li ha modificati e resi “swing”, mentre in altri casi questa nuova versione non ci fa rimpiangere l’originale, anzi ci permette di sentire dei classici rock interpretati da un vero cantante, uno di quelli che è intonato anche quando legge l’elenco del telefono. Mettete a tutto volume “Wonderwall”, o “Black Hole Sun” e fatevi accarezzare dalle note, fingete di avere in mano un microfono ed immaginate d'essere Paul Anka che canta dentro un fumoso locale tipicamente anni sessanta. Lo avete fatto? Bravi, perché l’ho fatto anch’io. Il rock in questo disco diventa qualcosa d’altro e chissà cosa ha pensato Chris Cornell, quando ha sentito per la prima volta il suo hit. Interessante anche il testo scritto da Paul Anka inserito nel booklet. Da leggere per capire la differenza tra un grande artista ed un mediocre interprete.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

The Dead 60s

riot radio
Potevo recensire il loro album di debutto. Potevo farlo, ma siccome credo, da sempre, che la musica, quella che ti lascia un segno, o ti accompagna nella vita, è fatta di canzoni e non di album (tranne che in pochissimi casi), ecco “Riot Radio” dei Dead 60s. Un singoletto (ovviamente acquistato in formato di 45 giri), che si sta letteralmente consumando ascolto dopo ascolto. Il perché è presto detto, questi Dead 60s sono i Clash degli anni 2000, hanno quel classico piglio da punk rocker che amano il reggae e lo ska e si cimentano a mescolare questi suoni con testi altamente politicizzati. “Riot Radio”, a dire il vero, era già uscito in Inghilterra nel 2004, con un videoclip inserito nella versione cd, che vedeva il gruppo chiuso in una stanza a cantare questo inno di rivolta. Poi con la pubblicazione del debutto sulla lunga distanza la Deltasonic, la casa discografica dei Dead 60s, ha pensato bene di ripubblicare, con una nuova copertina ed un nuovo videoclip, questo anthem da spararsi ad ogni ora del giorno e della notte. Il nuovo clip è diventato più violento, scontri tra manifestanti e polizia accadono attorno ai Dead 60s che incuranti di tutto ciò continuano a cantare la loro rabbia. L’Inghilterra, per l’ennesima volta, ci ha dato una band da amare con tutto il nostro trasporto e per i fan dei Clash sarà molto facile. Ovvio il consiglio di cercare il singolo in vinile (bianco come il latte), ma se proprio vi fa fatica, ripiegate sul più comune e accondiscendente cd. La storia passa da qui, non fate finta di niente.

Formato: cds/45 giri


(Pubblicato il: 28/11/2013)

AA.VV.

metal fot the masses
Quanti di voi sono cresciuti a pane e metal. Tanti, immagino. Il metal è un genere musicale dal quale non si può scappare. Tutti gli adolescenti del globo trascorrono una fase durante la quale il metal è la musica ed il rifugio dove nascondersi. Trascorsa questa infatuazione, solitamente si passa ad altri ascolti, per alcuni in un'ottica di crescita musicale, per altri perché il metal esaurisce la sua spinta propulsiva e rimane un errore di gioventù. Qualunque sia stata la vostra motivazione, ma anche se ancora adesso siete dei metallari convinti, questa è la raccolta che fa per voi. In due cd sono racchiusi 33 brani che percorrono l’epopea del metal, dagli storici Deep Purple, Alice Cooper, Hawkwind e Whitesnake ai Saxon e Megadeth, senza dimenticare i Manowar o gli Scorpions, per arrivare alle giovani leve che prendono i nomi di Hell Is For Heroes, Lacuna Coil, Nevermore, Arch Enemy, Iced Earth, Dark Tranquillity e tanti altri. Non per nulla il titolo di questa raccolta è un monito a tutti gli ascoltatori. Infatti oggi il metal è un genere sdoganato e non solo ad esclusivo appannaggio di giovani dalle lungocriniere, ma entrato negli ascolti di massa, perlomeno all’estero. Il metal, oggi, pretende attenzione e non fatevi intimorire dalla sua iconografia, fatta di teschi e ossa, perché l’uomo con dreadlocks in giacca e cravatta, che campeggia in copertina, è il perfetto esempio della penetrazione del metal nel nostro presente storico. Avvicinatevi siore e siori, lo spettacolo pirotecnico sta per cominciare e ne sentirete delle belle.

Formato: 2 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Moreno Spirogi

Impazzivo per te
Moreno era il cantante degli Avvoltoi, ricordarlo non fa mai male. Finita quella avventura ha dato vita a diversi progetti musicali, l’ultimo dei quali lo vede impegnato in prima persona con tanto di nome e cognome. Il cd singolo, pubblicato dalla Skipping Muzes, casa discografica emiliana sempre molto attenta al panorama che gravita intorno al beat/mod style, ci regala tre brani audio ed un videoclip. Partiamo dalla fine, cioè dal clip. Girato a Bologna, con tanto di ospiti a sorpresa, come Giovanni Cacioppo, è una sorta di cortometraggio che mette in luce il mondo alla Fellini che vive nel brano che dà il titolo al cd. Una variegata fauna di personaggi a volte non po’ sfuocati all’interno di una sceneggiatura un poco deboluccia. Da vedere, comunque, senza esitazioni. Passiamo ora ai tre brani audio. “Impazzivo Per Te” è una cover di una canzone di Celentano, ovvio che il paragone con il molleggiato non è da fare, perché Moreno riesce a fare suo il pezzo ed interpretarlo in maniera originale. Nei restanti due brani, “Non Siamo Riusciti” è quello più indovinato, Spirogi canta con cuore una sorta di storia metropolitana, in un'atmosfera da lento strappalacrime tipico dei cantanti anni sessanta. “I Tuoi Sogni” chiude il cd singolo con grazia e allegria e ci consegna Moreno Spirogi pronto al grande salto. Da segnalare, tra i musicisti che accompagnano Spirogi, Frabbo alla chitarra (già nei Pamela Tiffins), Blanda al basso e tastiere (vecchia conoscenza dell’underground bolognese) e Pecos alla batteria (pietra miliare del rock indie italiano). Moreno è solo nato, artisticamente parlando, in un decennio che non gli appartiene. Destino malefico o fortuna sfacciata? Chissà!

Formato: cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Forward, Russia!

Twelve
Prima che il mondo intero scopra i Forward Russia!, mettete davanti al naso del vostro migliore amico/a, questo singolo della band di Leeds e gongolate perché siete stati tra i primi a rimanere estasiati da questo gruppo che riesce a suonare un punk rock con riff new wave e ritmi funky. Gongolate perché se tutto andrà come deve andare, i Forward Russia! conquisteranno il mondo occidentale al grido di “Twelve” e tutti cadranno ai loro piedi, anzi si muoveranno come morsi dalla tarantola. Echi di Sonic Youth e At The Drive In si odono di tanto in tanto, mentre una chitarra che ricorda i mitici Gang Of Four si dimena come impazzita. Il combo ha aperto numerose date degli Editors ed oggi è ormai giunto alla vigilia del debutto sottoforma di album. I Forward Russia! sembrano i Franz Ferdinand che si sono ubriacati in una notte di luna piena ascoltando gli A Certain Ratio. Sul retro del singolo (in vinile), fa bella figura “Four”, un esercizio di stile che sembra nato dalla penna dei Joy Division folgorati dai rumori secchi della musica industrial dei Clock DVA. Ritmi sincopatici per ballerini che si muovono come robot impazziti in attesa di qualcuno che stacchi la corrente elettrica. I Forward Russia! sono da godere a tutto volume, per cogliere al meglio i suoni spigolosi di strumenti usati contro ogni logica del buonsenso e della buoncostume. Quattro invasati che sono al servizio di qualche società segreta pronti per destabilizzare la musica moderna. Ci riusciranno? Io credo di sì. Quindi lunga vita ai Forward Russia!

Formato: cds/45 giri


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Secret Machines

lightning blue eyes
“Lightning Blue Eyes” è l’ultimo singolo pubblicato dai Secret Machines, band, anzi trio con base a New York che suona come un gruppo inglese. Anzi è l’anticipazione del loro secondo album, da pochissimi giorni nei negozi di dischi, intitolato “Ten Silver Drops”. Il 33 è una sorta di concept album improntato sul tema dell’isolamento. L’isolamento fisico e mentale. I Secret Machines sono stati intervistati, ultimamente, da David Bowie, loro fan ed i brani fino ad ora pubblicati, hanno tutti diversi livelli d'ascolto. Anche con questo “Lightning Blue Eyes”, ci si può lasciar trascinare dal ritmo del pezzo, una sorta di rock acido, oppure concretarsi sulla melodia della voce e assaporare il brano nella sua venatura più pop. I fratelli Curtis (basso, chitarra e voce) ed il batterista Garza, sono una delle band più eccitanti uscite da un paio d'anni a questa parte. Il loro sound si rifà alle sonorità tipiche della musica indie inglese e non per nulla, proprio in Inghilterra, godono di un seguito assai numeroso. “Lightning Blue Eyes” potrebbe essere il brano perfetto per avvicinarsi al trio e cominciare a conoscere le loro gesta musicali. Il singolo è stato pubblicato in tre formati, due cd singoli, con tracklist diverse ed un singolo in vinile blu con lustrini. Ovvio il consiglio, anche in questo caso, di procurarvi il vinile colorato. Da seguire con attenzione.

Formato: cds/45 giri


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Corinne Bailey Rae

Corinne Bailey Rae
Ventisei anni da Leeds, Corinne Bailey Rae è la nuova voce del panorama soul internazionale. Tutta la stampa inglese, solitamente tendente al sensazionalistico, ha scritto in maniera unisona della bellezza e bravura di questa giovane cantante. E ad un primo ascolto del suo debutto sulla lunga distanza, hanno maledettamente ragione. Qui ci troviamo di fronte alla poesia in musica, alla sensualità in note, alla bellezza (musicale) che prende per mano gli undici brani dell’album e disegna affreschi sonori dalle tinte pastello. Corinne è stata paragonata, in diverse occasioni, a Norah Jones, un paragone che si può considerare azzeccato solo in parte, perché la giovane inglese ha nel suo mazzo di carte tanti assi da giocare, come da tempo non si vedeva. Corinne sembra completamente a suo agio tra canzoni cariche di liricità e piene di calore. La sua voce accarezza le trame sonore delle canzoni di quest'album con navigata esperienza. “Like A Star”, Breathless”, “Seasons Change” e “Call Me When You Get This”, sono i brani più interessanti di questo debutto, ma anche i restanti fanno dell’album un signor disco. Corinne è la perfetta voce del soul anni 2000, un genere che ha mutato le sue coordinate di movimento ed oggi congloba elementi presi da altre musiche ed altre società culturali. Dall’album è stato estratto un primo singolo, “Put Your Records On”, che non mi meraviglierei se un domani fosse inserito tra i brani più significativi di questo periodo storico. Corinne è già una star, se qualcuno di voi è un bookmaker potrebbe scommettere su un futuro radioso e pieno di successi. Da ascoltare quando si ha bisogno di pace e tranquillità.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Hard-Fi

stars of cctv
Finalmente anche in Italia viene pubblicato l’album degli inglesi Hard-fi, previsti durante la prima giornata dell’Heineken Festival di Imola ed ormai esplosi in Madrepatria. Provate ad acquistare su Ebay i loro singoli, estratti dall’album, e sarete sommersi da un mare di offerte che vi faranno soccombere sotto cifre da brividi lungo la schiena. "Voglio avere successo. Voglio vendere i miei dischi negli Stati Uniti e non voglio entrare in competizione con Razorlight e i Killers. Io voglio rubare il posto a Eminem", dice Richard Archer, voce del quartetto, nato sul finire del 2002. In molti gli hanno paragonati ai Clash, ma francamente non vedo troppe similitudini tra loro e Joe Strummer, piuttosto definirei il sound degli Hard-fi come una sorta di rock/reggae/dance con spruzzate di anni ottanta che mantengono vivo l’intero disco. Dall’album sono stati estratti ormai cinque singoli, a testimonianza della bontà di tutto il 33 giri. Gli Hard-fi sono la faccia pulita dell’Inghilterra che riscopre le sonorità dei primi anni ottanta e lo fa con un gruppo giunto al successo dopo una massiccia campagna pubblicitaria e la realizzazione di video-clip temerari, come quello che ha visto il combo penetrare senza permesso sulla pista di decollo dell’aeroporto di Heatrow, per farsi riprendere con gli aerei che decollavano a cinque metri dalla loro testa. Un'ultima annotazione per dirvi che la copertina che vedete sopra questa recensione, è quella del cd promozionale stampato in Inghilterra. Sarebbe stato troppo semplice acquistare la copia nei negozi di dischi italiani. Ma basta un po’ di pazienza, un collegamento ad Internet ed un'asta su Ebay ed il gioco è fatto.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Morning Runner

Wilderness Is Paradise Now
Mi ero accorto dei Morning Runner grazie all’acquisto di un singolo quadrato (non scherzo è veramente quadrato) di “Gone Up In Flames”, brano che oggi figura al terzo posto nella tracklist di “Wildrness Paradise Now”. Mi avevano impressionato (positivamente) questi quattro ragazzotti inglesi di bel aspetto. Mi avevano impressionato ed ora mi fa piacere ritrovarmi tra le mani e nelle orecchie il loro primo album. Mi fa piacere perché questi Morning Runner, provenienti da Reading, piccola cittadina famosa per un imponente festival estivo, hanno esordito nel 2004 con un singolo pubblicato su un'etichetta indipendente, prima di arrivare alla corte della Parlophone e girare in lungo e largo per la Gran Bretagna di spalla a Bloc Party, Magic Numbers, Coldplay e Ian Brown. Mi fa piacere ascoltarli sulla lunga distanza e cogliere echi di Strokes, ma anche le sonorità care a Chris Martin e soci. Insomma una miscela di influenze molto distanti tra loro che rendono i Morning Runner interessanti e personali. Tra i brani bisogna assolutamente segnalare il singolo sopracitato, “Burning Benches”, “Be All You Want Me To Be” e “Best For You”, che chiude l’album. I Morning Runner potrebbero far parte di quella pattuglia di band che si collocono tra la sperimentazione rock dei Radiohead e la malinconia solare dei Coldplay. Una pattuglia rappresentata oggi da gruppi come gli Athlete. Intriganti, sognatori e tenebrosi, i Morning Runner sono per i cuori infranti, ascoltate “Oceans”, per esempio, e potreste anche non trattenere le lacrime. Raccomandati. Molto raccomandati. Nel senso positivo del termine.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Test Icicles

What's your damage?
Non ci sono compromessi con I Test Icicles. Si amano o si odiano con tutto il corpo. Il terzetto, che incide per la Domino, è una specie di crocevia di umori viscerali. Il loro hard-core/metal/hip-hop è un frullatore che gira da settimane, forse mesi, senza fermarsi un attimo. Nati nel 2004, hanno debuttato con un singolo, “Boa vs Python”, che ha fatto gridare allo scandalo (sonoro si intende), seguito a ruota da un secondo disco, intitolato “Out Now View”, che ha spianato la strada al terzo singolo, quel “What’s Your Damage?”, che è oggetto di queste righe. Ebbene con questo brano, pubblicato come cd singolo e doppio 45 giri, uno con copertina bianca traforata ed uno con copertina nera, i Test Icicles hanno superato ogni più rosea aspettativa ed hanno dimostrato tutta la loro violenza sonica. Urla sgraziate fanno da base per questo esempio di hard-core/noise altamente esplosivo. I tre Test Icicles provengono dagli angoli più lontani della Terra, chi da Miami via Australia, chi dal Texas e chi da Londra ed ognuno di loro si destreggia con progetti musicali paralleli, Sam e Dev fanno parte di un collettivo artistico che ha al suo attivo oltre venti situazioni artistiche pronte a salire su un palco. Dimenticavo di dirvi che stiamo parlando di un paio di diciannovenni ed un venticinquenne, insomma quella età che dalle nostre parti è solitamente impegnata a cercare di entrare in discoteca, o a fare la fila davanti ai banconi dell’aperitivo style. Se amate i suoni forti ascoltateli, altrimenti correte il più lontano possibile, non fosse mai che un piccolo rumore dei Test Icicles vi giunga alle orecchie.

Formato: 2 45 giri/cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Prince

3121
Il folletto di Minneapolis è tornato dopo un decennio buono di sbandamenti e allucinazioni musicali. E’ tornato con un album che lo riporta nella sua giusta collocazione, sul trono della black music, quel trono troppo spesso occupato da rapper inascoltabili e lontani anni luce dai nostri gusti (europei). Prince, che finalmente si è riappropriato del suo nome d’arte, è tornato con un disco di funky come solo lui riesce a scrivere. “3121” entra di diritto tra gli album più importanti della sua carriera e non a caso potrebbe anche essere uscito negli anni ottanta. Con questo non voglio dire che suoni “vecchio”, anzi, tutte le alchimie sonore di oggi sono qui in bella mostra, ma è l’attitudine dei singoli brani e dell’album per intero che ci riporta un Prince che avevamo dimenticato. Tra i collaboratori sono stati chiamati Maceo Parker, Sheila E e Tamar, a testimonianza dell’alta qualità dell’lp. Bassi pulsanti, chitarre acide, voci al vocoder e percussioni penetranti sono gli elementi predominanti di “3121”. Tra i pezzi epocale “Lolita”, “Te Amo Corazon”, “Love” e “Satisfied”. Unico appunto sul versante dei testi, che sono molto distanti dalle liriche provocanti dei vecchi dischi, ed il motivo è molto semplice, da quando Prince si è convertito ai Testimoni di Geova, cerca di autocensurarsi, quindi in “3121” non troverete allusioni a sfondo sessuale o strani ammiccamenti. Però tuffatevi nelle foto della “piccola” dimora di Prince, che sono racchiuse lungo il booklet, vedrete biliardi, affreschi, specchi, letti matrimoniali, divani e tendaggi, tutti con il logo che per un periodo ha identificato l’artista senza nome. Per funky dipendenti e sbarbi della bassa.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Marisa Monte

Infinito Particolar
Marisa Monte è un talento, un talento che si è sempre tenuta ai margini del grandissimo successo, non fosse altro per la sua musica, delicata, pacata e mai stridente, come capita di sovente anche nella musica brasiliana. Marisa Monte ha pubblicato in contemporanea due dischi, “Infinito Particolar” e “Universo Ao Meu Redor”, che si completano a vicenda e sono l’uno lo specchio dell’altro. La bravura di questa cantante la si può intuire anche solo da come è stata definita in diverse occasioni. Il termine è stato quello de “La Mina brasiliana” e non solo per il fatto che Marisa ha interpretato alcuni pezzi della nostra Mina, ma per la sua duttilità, per la sua estensione vocale, per la sua naturalezza. Marisa, poche stagioni addietro, è balzata agli onori della cronaca per il successo di un gruppo, i Tribalistas, nel quale la sua voce si prestava a brani dall’aspetto “brasil/dance”. Ora la doppia uscita discografica colma un vuoto nella sua discografia che ad oggi conta solo cinque album in quindici anni di carriera. Nota al margine, Marisa era incinta durante le registrazioni, stato fisico e mentale che con molto probabilità si è insinuato in queste tredici canzoni. Tredici canzoni con la voce di Marisa che fluttua nell’aria quasi voglia fuggire da questo mondo cattivo e subdolo. “Infinito Particolar” è un disco per sognatori, per gli amanti della musica brasiliana e per tutti coloro che cercano la tranquillità sottoforma di canzoni. Per quanto riguarda la seconda pubblicazione, “Universo Ao Meu Redor”, non l’ho ancora ascoltata, quindi tocca a voi scoprirla ed amarla.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Laura Mars

Nido dove riposano parole
Laura Rebuttini (in arte Laura Mars) studia canto da sempre ed il suo nome si è legato, negli anni, a diversi progetti (Clan Greco, Starfish Pool, Llips, Sensasciou e Cidade Nova, tra gli altri). Oggi Laura è pronta per debuttare con un cd a suo nome, prodotto dalla Nest Records. Un debutto che attraverso dieci brani ci permette di entrare nel mondo di Laura, un mondo costruito, canzone dopo canzone, con maturità e sapienza. “Nido Dove Riposano Parole” è un disco sinuoso, colorato e colmo di sonorità che viaggiano dai Caraibi alle lande del Nord-Europa, dalla Sicilia alle metropoli del Vecchio Continente. Tra le importanti collaborazioni che appaiono lungo la tracklist sono da citare, la tromba di Massimo Greco, la voce, nei cori, di Alberto Debenedetti (Blindosbarra, Voci Atroci, Sensasciou), le tastiere di Alessandro Garofalo (Ohm Guru, Sud Sound System) e la poesia di Nicoletta Bidona di cui Laura ha musicato un testo a otto voci. Emozioni dai contorni sfumati si susseguono nel cd, mentre la voce di Laura, intensa, provocante e sensuale, racconta storie e fissa momenti di puro misticismo lirico. Musica da ascolto notturno, magari mentre sdraiati sul letto si pensa alla propria vita abbracciando la propria/o amata/o. Tra i brani: “Sull’Onda”, “Aspetta Un Attimo”, “Dipinto”, “Souk” e “Weekend By Mail”. Laura si pone di diritto, con il suo debutto, tra le voci più interessanti del nostro panorama. A questo punto la partecipazione alla prossima edizione di Music Farm, potrebbe far capire ai telespettatori italiani chi veramente è capace di cantare. Complimenti. Sinceri complimenti. Vivissimi complimenti.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

The Futureheads

Area
L’anno scorso sono in attesa di vedere i Bad Religion all’Independent Days, nel tardo pomeriggio salgono sul palco i Futureheads, appena comparsi sulla copertina del New Musical Express. Rimango colpito ed affondato. Il gruppo inglese mette in fila tutti i suoi hit per un pubblico tra l’attento e lo svogliato. Il giorno dopo sono già in un negozio di dischi per acquistare il loro cd. Ovviamente vado a ritroso e cerco di fare mie le uscite discografiche estratte dall’album. Mi appassiono ed ascolto a ripetizione tutti i singoli ed i relativi lati B. Divento un fan. E’ quindi con gioia che accolgo l’uscita di questo singolo che getta un ponte tra il primo ed il secondo album di prossima pubblicazione. Tocco con mano la copertina del singolo, con il titolo intagliato sul cartoncino, trovo un poster in omaggio e comincio ad ascoltare. “Area” rimane nello stile nervoso del gruppo, sembrano dei giovani Cure che hanno ingurgitato troppa tequila. Passo al secondo pezzo, “Help Us Out” e mi imbatto in una versione moderna dei Talking Heads. Lo riascolto, una, due, dieci, venti volte. Ma non è finita perché “We Cannot Lose” chiede la sua parte di attenzione ed io salto come una molla da una parte all’altra della mia stanzetta. I Futureheads sono pronti per diventare i nuovi Franz Ferdinand, o per ritornare sulla copertina di NME. Galeotto fu il concerto e galeotto fu il primo album. Da avere senza esitazioni insieme a tutta la loro discografia.

Formato: cds/45 giri


(Pubblicato il: 28/11/2013)