recensioni

Coldturkey

Assaltacustico
I Coldturkey da Carpi, sono un duo che mi hanno confermato, ancora una volta, come il suonare, suonare tanto, conti e faccia maturare. Antefatto. Un paio d'anni fa vedo il duo (chitarra e voce) dal vivo, non mi colpiscono, anzi….. Oggi dopo qualche decina di concerti sparsi per la penisola, ascolto il debutto ufficiale su cd e rimango stupito. Non possono essere gli stessi Coldturkey visti in affanno, non possono essere gli stessi Coldturkey che si rincorrevano a fatica l’uno con l’altro. Invece non si tratta d'omonimia, sono proprio gli stessi Coldturkey. Ma cominciamo con calma. Bella la grafica di questo album in una sorta di cartoncino puzzle, inusuale e gradevole al tatto. Comincio ad ascoltare. In scaletta dieci brani. “Se Guardo Indietro” mi prepara a “Libero”, bello il testo, bella la melodia, bella la canzone, proseguo ed incontro “Blues Per Un Amico”, a mio avviso tra i pezzi più riusciti del disco, oopss cd, “Lettera Dal Fronte” ci riporta con i piedi per terra, mentre “Paura Del Buio” soffre un poco nel passaggio parlato, poco coinvolgente, con “Percezione Musicale” si torna a battere il piedino e senza accorgersene ci si trova a rincorrere le parole cantate da Simone Magnani, “Prometto Che Ti Aspetterò” è un altro piccolo gioiello, armonioso e struggente, “Di Critici E Amenità” è un piccolo autogol, capisco lo sfogo nei confronti dei recensori, ma attenzione, con un testo così potete solo inimicarvi i critici che contano, tutti gli altri sono ancora qui a chiedersi se scrivere di musica ha un senso compiuto (un pezzo come questo è da inserire al decimo album), “Makun Bebe” ci accompagna verso la fine del disco che si chiude con l’ennesima gemma “La Danza Della Realtà”. Il cd è venduto a 3 euro. Tre euro. Fate un salto sul loro sito www.coldturkey.it ed acquistate fiduciosi. Ah! Dimenticavo, alla chitarra c’è un novello David Gilmour che risponde al nome di Alessio Vicentini.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Jesus and Mary chain

Psychocandy - Darklands - Automatic - Honey's Dead
Nella giungla delle ristampe, rimasterizzazioni, bonus cd, digipack e riscoperte di vecchi lavori dimenticati chissà dove, ci sono alcune pubblicazioni che meritano di essere acquistate. Non importa se avete consumato i solchi di questi vinili, se avete graffiato l’argenteo cd già in vostro possesso da dieci anni. Qui stiamo parlando di cinque album dei Jesus And Mary Chain, di cui tre a metà strada tra il capolavoro e l’assoluto. Infatti riascoltare nello splendore della rimasterizzazione “Psychocandy”, “Darklands” e “Automatic” è una esperienza unica, una di quelle cose che bisogna provare almeno una volta nella propria vita. Mettersi in piedi davanti alle casse acustiche, pigiare “play” e tarare il volume al massimo è sconvolgente, un muro di feedback vi attraverserà il corpo. Un pop sonico vi stordirà le orecchie mentre cercate di capire cosa sta succedendo attorno a voi. “Just Like Honey”, “In A Hole”, “Taste Of Cindy”, “Happy When It Rains”, “April Skies”, “On TheWall” sono titoli presi a caso, perché tutti meriterebbero di essere elencati, tutti sono puro furore, dove larsen fastidiosi vi tagliano le frequenze udibili oltre la soglia del dolore. I Jesus And Mary Chain erano “pazzi” ai quali sono state regalate chitarre elettriche e loro ci hanno scritto alcune pagine di storia. Tra le tante ristampe, la gallina dalle uova d’oro scoperta ultimamente, questi cd meritano di tornare tra i vostri ascolti. La sfida è lanciata. Riuscirete a tenere testa al feedback dei Jesus? Per duri e puri.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Damned

Damned Damned Damned
I Damned sono quelli che bruciarono sul tempo i Sex Pistols e pubblicarono il primo singolo di punk inglese (“New Rose” - novembre 1976) e furono sempre loro che “fregarono” ancora le Pistole Del Sesso, dando alle stampe il primo album di punk UK, “Damed, Damned, Damned”, nel febbraio del 1977. Insomma i Damned sono entrati nella leggenda per queste due pubblicazioni e perché sono stati riconosciuti tra i gruppi della prima ondata, tra quelli che hanno incarnato lo spirito punk, lo spirito vero, a differenza dei policitizzati Clash o i clowneschi Sex Pistols. Ovvio che nel trentennale dalla pubblicazione di “Damned, Damned, Damned”, qualcuno abbia pensato di distribuire nei negozi una versione estesa di quel mitico lp. Infatti potete trovare un elegante box (capisco che elegante sia un controsenso per il primo album punk della storia inglese, ma così è) con ben tre cd. Nel primo compact la versione originale del 33 (prodotta all’epoca in un solo giorno), nel secondo cd 26 brani tra versioni demo, Peel session, lati B di singoli e versioni live, nel terzo disc la registrazione (fino ad ora inedita) del primo concerto tenuto dai Damned al 100 club di Londra in data 6 luglio 1976. A corredo di questa scorpacciata di musica un libretto di 16 pagine con foto inedite, una dettagliata storia e ritagli di giornali dell’epoca. Considerando infine che tutto questo si può avere per solo 16.90 euro (questo è il prezzo che ho pagato), direi che non ci sono dubbi di sorta. I Damned, a 30 anni dal loro debutto sulla lunga distanza, godono ancora di una salute di ferro. Punk über alles.

Formato: 3 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Metal music machine

In cold blood
Ci eravamo già occupati dei Metal Music Machine tempo addietro (2005), in occasione dell’uscita del loro primo cd album. Oggi ci troviamo davanti alla nuova fatica discografica del combo italiano, un minicd con sette pezzi potentissimi. I Metal Music Machine, per chi non lo sapesse, fanno musica elettronica, e per la precisione eseguono con dovizia di cattiveria, quella frangia denominata EBM (Musica elettronica corporale). Nei MMM figurano alcuni personaggi provenienti dai Templebeat. I Templebeat, per chi non lo ricordasse, furono tra i pionieri dell’elettronica peninsulare, il primo gruppo italiano a comparire su MTV Europe ed essere intervistati da Paul King (quello dagli anfibi colorati), fecero da supporto, in due tour europei, ai Pankow e parteciparono alle “Peel Sessions”. Oggi, finita quella avventura, i MMM ci propongono un sound ancora più inscatolato e compresso, nel minicd trovano posto tre pezzi registrati in studio, 2 remix che stravolgono completamente i rispettivi brani e 2 canzoni registrate dal vivo. Alla produzione (dei tre brani in studio) quel Paolo Favati (Pankow) “colpevole e reo confesso” di tanta electro music italiota. “Reality”, col suo grido liberatorio suona già come un inno per schiere di giovani storditi da chip impiantati sottopelle, mentre “Kill The King” sembra provenire da un futuro/passato di floydiana memoria. In copertina un dipinto di Saturno Buttò. Per tutti gli amanti dei suoni gelidi, ma anche del sudore sprigionato da tute in neoprene, un disco altamente consigliato. Astenersi finti new wave, assurdi rocker e vecchi hippie.

Formato: minicd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

The Rifles

Local boy
Questa recensione non è legata ad un disco in particolare, ma piuttosto ad un gruppo: i Rifles. Li ho conosciuti grazie al mio ebayer inglese, che mi ha segnalato questa band londinese, scrivendomi: “Sono il gruppo più eccitante che abbia ascoltato negli ultimi tempi. Una sorta di giovani Jam che amano all’inverosimile i Clash, ma hanno ascoltato tonnellate di Brit Pop e lo hanno sottomesso in canzoni di garage rock”. Stupendo. Acquisto un singolo, “Repeated Offender” e scopro che è tutto vero. I Rifles sono eccitanti, freschi e sembrano veramente dei giovani Jam. Vado alla ricerca delle altre loro produzioni. Attraverso Kevin mi arrivano, dentro la buca della posta, “She’s Got Standards” nuovo singolo in tre versioni (doppio sette pollici e cd), “When I’m Alone” (secondo singolo in discografia pubblicato nel 2005), “Local Boy” (terzo singolo in discografia, che potete vedere nell’edizione autografata), “Peace & Quite” (ristampa dell’introvabile debutto pubblicato in sole 1000 copie) e l’album “No Love Lost”. Ebbene, i Rifles, ora che possiedo quasi tutta la loro discografia, posso affermare che non hanno sbagliato nessuna uscita. Da “When I’m Alone” a “Local Boy”, passando per l’album di debutto, sono una band che mi sento di consigliarvi. Di consigliarvi caldamente. Energici, rock al punto giusto, melodici quel tanto che basta, con riff di chitarra che sembrano usciti dal manuale della perfetta canzone. Se il vostro negozio di fiducia non li ha a disposizione, sbattetevi cinque minuti su Internet. La vostra fatica sarà ricompensata.

Formato: 45 giri


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Diaframma

Siberia - 3 Volte Lacrime - Boxe - Albori - Anni L
Nel mondo delle ristampe, tanto in auge ultimamente, capita a volte, non di sovente, ma capita, di imbattersi in alcune pubblicazioni imprescindibili. Ultravox, Jesus And Mary Chain, Talking Heads, Heaven 17, per citare alcuni artisti stranieri e Diaframma, per citare un gruppo italiano. In questa sede non voglio tediarvi con il solito trito e ritrito rituale che i Diaframma sono una parte fondamentale della musica peninsulare, che insieme ai Litfiba hanno dato il via al rock italiano cantato in italiano, già lo sapete, quindi passiamo oltre. Passiamo al fatto che Federico Fiumani, unico e solo tenutario della verità Diaframma, ha ripubblicato cinque dei migliori album in versione box, ognuno dei quali contiene un cd audio ed un dvd con filmati inediti persi tra gli angoli della memoria. Si può così vedere i Diaframma dal vivo a Bassano del Grappa, o a Groningen (Olanda), intervistati a Canale 10, dal vivo a Firenze, o a Pisa, i video clip di “Siberia”, “Boxe”, “Caldo”, “Gennaio”, “Altrove”, “L’Odore Delle Rose”, “La Densità Della Nebbia” e “Verde”, passando con disinvoltura per la reunion avvenuta nel 2002 al Tenax, l’esordio di Miro Sassolini alla voce, un live del novembre ‘92 al Canguro, o alla Sala Boldini di Ferrara nel 1983. Ovviamente tutta questa mole di materiale, complessivamente ore ed ore di immagini, non possiede la stessa alta qualità, ma in questo caso penso che sia inammissibile storcere il naso su un colore sbiadito o su riprese amatoriali. Senza dimenticarsi dei cd audio, ma credo che i fan già possiedano le versioni digitali di questi album. Qui siamo al cospetto di una leggenda. Una leggenda che non morirà mai.

Formato: cd + dvd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

AA.VV.

Con Garbo
Garbo è una icona degli anni ottanta. Il suo primo album fu un soffio di glamour in un decennio a volte troppo snobbato (ma arriveremo anche allo sdoganamento del pop eighties). Ed anche il prosieguo di carriera fu un delicato connubio tra arte e buone maniere. Oggi, anno domini 2007, alcuni artisti hanno deciso di rendere un omaggio alle canzoni di Garbo. Ed ecco un doppio cd, “Con Garbo”, che mette in fila i Krisma (sì, sì, proprio loro), Madaski (Africa Unite), Ottodix, Boosta (Subsonica), Gionata, Valerie Dore (sì, sì proprio lei), Andy (Bluvertigo), Mauro Giovanardi (La Crus), Soerba, Lombroso, Delta V ed alcuni altri, alle prese con i classici che rispondono ai titoli di “On The Radio”, “Radioclima”, “Cose Veloci”, “A Berlino… Va Bene”, “Il Fiume”, “Generazione”, “Dance Citadine”, “Vorrei Regnare”, “Grandi Giorni” o “Quanti Anni Hai?”. Ovviamente non poteva mancare lo stesso Garbo che chiude il secondo cd con tre brani, “Comme D’Habitude”, “Garbo” e “E Non So Perché”. Particolarmente riuscite le rivisitazione di Madaski, Ottodix, Boosta, Andy, Soerba, Delta V, Xelius Project e Gionata. Alcune altre, forse, meritavano qualcosa di più. Si poteva osare maggiormente, considerando che il materiale a disposizione, sul quale lavorare, erano i brani di Garbo. Il che significa dei signori brani. “Quando sono stato messo al corrente di quello che stava accadendo riguardo questo progetto ho provato sentimenti forti e diversi tra loro. Da una parte stupore…in fondo non sono mai stato un idolo da classifica o un classico cantautore per tante generazioni… viceversa…….” Garbo. Un giusto tributo ad un artista lasciato troppo presto senza il grande successo che meritava.

Formato: 2 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Badly drawn boy

Born in the UK
Damon Cough, in arte Badly Drawn Boy, è giunto al quinto album. Un traguardo importante se si considera che il ragazzo di Manchester esordì dieci anni addietro con un disco che fece gridare al miracolo. Un piccolo dischetto nero semplicemente intitolato “EP1”, al quale seguirono altri dischetti ed un album epocale “The Hour Of The Bewilder”. Da allora lo “sfigato” del pop inglese ha inanellato una serie impressionante di singoli, una colonna sonora che ha fatto amare un film altrimenti poco sopra la media e tanti concerti sparsi nel mondo. Però Badly Drawn Boy rimane, nonostante tutti questi successi, un prodotto tipicamente inglese. Uno di quegli artisti dai quali ti aspetti sempre fuochi d’artificio anche quando scrive un disco decisamente gradevole ed ispirato come questo “Born In The U.K.”. Uno che ti deve stupire se non fosse altro perché ha quella aria trasandata, fa quei video così ironici e scrive delle melodie così belle da risultare tutto troppo facile per lui. Poi riascolti il disco, due, tre, quattro, cinque volte e piano piano cominci a prendere confidenza con la title track, con “Degrees Of Separation” (una gemma dai mille colori), con “Welcome To The Overground” (con il suo coro da musical), con “Journey From A To B” (una sua tipica ballata sdolcinata) e via via con il resto del disco. I più diranno che Badly ha mancato ancora una volta il centro, però se amate la musica inglese, la sua tradizione, quella dei grandi nomi, ma anche degli artisti sconosciuti perfino in Inghilterra, Badly Drawn Boy non vi deluderà. Lui è uno “sfigato” che scrive canzoni pop. E non tutti ci riescono.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Yu Guerra

Odio vero
Yu ha un passato di tutto rispetto. Nel 1983 milita in uno dei gruppi storici della Bologna rock, i Tribal Noise, qualche anno dopo è nei Loveless (con all’attivo un singolo), successivamente è nei Mister Tango, poi negli X-Rayman, quindi con Moltheni alla realizzazione di un disco mai pubblicato e nella reunion degli Avvoltoi. Dal 2005 insieme a Marzio Manni (chitarra), Max Jr Pitta (basso) e Gianluca Schiavon (batteria), compagni di avventura in precedenti esperienze, da vita al suo progetto solista: Yu Guerra. Dopo un paio di anni dall’inizio di questa nuova avventura esce il debutto, “Odio Vero”. Bene, con queste premesse passiamo all’ascolto. “Alibi” apre le danze, rock in italiano dal buon impatto, Yu dovrebbe solo spingerci di più, “Salto” aggiusta il tiro e ci traghetta a “Il Giro Dei Pensieri”, brano d’atmosfera che calma le acque per il pezzo clou del disco, “Odio Vero”, che non a caso è la title track, presente anche in videoclip, proprio un bel pezzo, tiro al punto giusto, lirica sofferta ed interpretata con enfasi. Indovinato anche il clip. Giunti al giro di boa con “Come Pioggia”, il disco mantiene ben salde le sue coordinate fatte di rock che non disprezza i momenti più intimisti. Bella “Fa Tutto Parte Di Me”, con un fraseggio di chitarra a sostenere il brano che lascia il segno. Interessante anche “Filtri” e “Nel Più Vero Dei Miei Modi”. Però a questo punto mi sorge un dubbio. La scaletta del disco forse è da invertire. Cominciate l’ascolto dalla fine e poi risalite la corrente. Yu è arrivato al disco solista. Era ora. Un cerchio si chiude.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Simon Reynolds

Post Punk
Finalmente un libro sul post punk, quella corrente musicale nata dopo l’implosione del punk che ha generato decine di band seminali (Devo, Gang Of Four, Pere Ubu, Scritti Politti, Ludus, Wire, Joseph K, etc.) e che oggi sono state saccheggiate a piene mani da Interpol, Franz Ferdinand, Maximo Park e compagnia bella. Un libro serio, scritto da chi c’era, Simon Reynolds, firma di quel Melody Maker che per qualche decennio è stata la bibbia di ogni ascoltatore (nel mondo) volesse sapere e conoscere. Un libro che racconta, che scende nei particolari (voi lo sapete perché Johnny Rotten decise di riprendersi il proprio cognome finita l’avventura dei Sex Pistols?), si diverte a chiarire particolari non di secondaria importanza (perché nacquero i Magazine?) o vola su Akron ed atterra dalle parti del garage dove provavano i Devo. Un libro che nell’edizione italiana si sviluppa su 715 pagine, perché non si poteva trattare il post punk con superficialità. Se tra il 1978 ed il 1984 avevate l’età giusta per ascoltare rock questo è il vostro libro. Se credevate che il mondo sarebbe cambiato con una rivolta musicale e siete rimasti scottati, perché non è successo, questo è il vostro libro. Se pensavate che i Joy Division sono stati il più grande gruppo di sempre, questo è il vostro libro. Se non perdete occasione per riascoltare “Metal Box” questo è il vostro libro. Se quando avete sentito i Franz Ferdinand vi siete detti: “Roba già sentita”, questo è il vostro libro. Trentacinque euro che non devono frenarvi, anche perché davanti ad una opera omnia non ci si può tirare indietro. Reynolds è il più grande critico musicale vivente, dice lui di se stesso. C’è da credergli.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Madonna

The confessions tour
Potevo glissare l’appuntamento con la nuova uscita di Madonna? Assolutamente no. La signora Ciccone, nonostante le malelingue continuino a sparlare della sua musica, sforna a getto continuo best seller e quando è in affanno ecco il disco dal vivo o la raccolta. “The Confessions Tour”, uscito in una versione con cd+dvd ed una con il solo dvd, è la riproposizione fedele della tappa alla Wembley Arena (Londra) di un tour entrato già nel guinness dei primati per spettatori, luci utilizzate, cambi d’abito e tutto quello che potete immaginare si possa fare su un palco. Dopo il ritorno alla dance con “Confessions On A Dancefloor”, il concerto di Madonna non poteva che essere luccicante, un luccichio così esagerato che si rischiava la cecità. Qui ci sono mirror ball giganti, una croce di lustrini sulla quale si fa crocifiggere cantando “Live To Tell”, con tanto di corona di spine, il medley tra “Future Lovers” e “I Feel Love” di morodiana memoria, un altro che unisce in un abbraccio mortale “Music” e “Disco Inferno”, un corpo di ballo che riesce a sconfiggere le forze di gravità e una Madonna con voce matura che riesce a rendere ammiccanti vecchi brani non proprio eccezionali (“La Isla Bonita” e “Erotica”). Uno spettacolo assoluto dove la regina è lei e solo lei, attorniata però da scenografie mozzafiato, musicisti che spaccano e canzoni così famose che da far piangere di contentezza. Le informazioni di routine possono scendere nei particolari numerici. Tredici i brani nel cd, ventuno nel dvd, oltre ai quali si possono vedere una photo gallery ed alcune scene riprese nel backstage. Le malelingue, come al solito, non apprezzeranno. Ma per loro il pop fa schifo. Quindi non preoccupiamoci.

Formato: cd + dvd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Federico Guglielmi

Voci d'autore
Federico Guglielmi è uno dei critici più rispettati del panorama italiano. “Voci D’Autore” è la sua ultima fatica letteraria uscita per Arcana. Federico è il direttore del trimestrale “Mucchio Extra” ed ha avuto l’idea di raccogliere in un libro dodici protagonisti della canzone italiana. Dodici “chiacchierate” a cuore aperto apparse sui numeri del supplemento del mensile “Mucchio Selvaggio”, ma qui riveste ed ampliate. Un viaggio attraverso 50 anni di musica italiana, che scava nei ricordi di Franco Battiato ed Ivano Fossati, nella vita dell’eterno studente Francescoguccini, nell’adolescenza militaresca di Mauro Pagani, nel “tradimento” di Eugenio Finardi con “Roccando Rollando”, nella lirica “I Cieli D’Irlanda” di Massimo Bubola, nella singolarità di Vinicio Capossela, nell’ex compagno Giovanni Lindo Ferretti, nella giovinezza di Cristiano Godano, nella bellezza di “3 Volte Lacrime” raccontata da Federico Fiumani, nella poesia di Mauro Ermanno Giovanardi e nell’irruenza di Manuel Agnelli. Dodici racconti che hanno il pregio, spesso difficile da ottenere, di farti vedere i rispettivi protagonisti come sono nella realtà. Almeno per quanto mi riguarda, quelli che conosco personalmente me li sono ritrovati in pieno nelle pagine a loro dedicate. Un libro che si legge tutto d’un fiato e che alla fine ti porta alla seria convinzione di aver trovato sulla tua strada dodici nuovi amici. Un libro che può riuscire a farvi piacere anche quegli artisti che mai e poi mai avreste immaginato di leggere con partecipazione. Non male. Decisamente non male.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)

A toys orchestra

Technicolor dreams
Sgombriamo subito il campo da equivoci di sorta. “Technicolor Dreams” è un album bellissimo. Uno di quegli album che cominci ad ascoltare e non viene mai a noia. Uno di quegli album che mentre ti accarezza la pelle, lo ascolti e pensi: “Ma questi sono destinati ad un futuro pieno di soddisfazioni e riconoscimenti”. Uno di quegli album che potrebbe da solo far vivere di rendita qualsiasi artista internazionale per tutta la vita. Uno di quegli album così delicato e privo di sbavature che sembra impossibile sia stato concepito per il nostro mercato (ma spero per loro che guardino oltre il proprio naso e volino altrove). Uno di quegli album che nelle sue canzoni ci trovi i tuoi miti, sia che rispondano ai nomi di XTC o Eels. Uno di quegli album così pieno di colori che mentre lo ascolti devi indossare un paio di occhiali da sole. Uno di quegli album talmente zeppo di melodie che dopo aver finito il suo ascolto devi correre a fare un esame per la glicemia. Uno di quegli album suonato e cantato con precisione, acume e senso della misura. Uno di quegli album che citano Pink Floyd, Bowie, o Beatles come fossero da sempre compagni di avventure. Uno di quegli album che vorresti aver incontrato prima di oggi. Uno di quegli album che, già lo sai, ti farà compagnia per molti mesi. Uno di quegli album che quando avrai imparato a memoria, puoi star sicuro ti regalerà ancora delle sorprese. Volete qualche titolo? Eccovi accontentati: “Invisible”, “Cornice Dance”, “Letter To Myself”, “Ease Off The Bit”, “Powder On The Words”, “Amnesy International”, “Santa Barbara”, “Bug Embrace” e qui mi fermo, altrimenti dovrei elencarli tutti. Uno di quegli album che fanno la differenza.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

FAIRY PATHS/SIMONE GALLONE/CHILI CRABS/TROUBLE NO

Comune di Quattro Castella
L’esperienza è delle più gratificanti. Partecipi ad un corso organizzato da un Comune, che si chiama “School Of Rock”, vai a lezione, impari, vedi, ascolti suggerimenti, partecipi a dirette radiofoniche e poi ti danno in mano anche alcune centinaia di cd, con le tue canzoni. Raccontato così sembra un racconto fiabesco, invece è quello che è successo a Quattro Castella in provincia di Reggio Emilia. Vicino a casa, a pochi chilometri dal vostro lattaio di fiducia. Dieci i progetti musicali che hanno partecipato ed hanno dato vita a sei minicd che già sono diventati storia. Ovvio e naturale che i generi, le capacità ed il risultato siano diversi. Perché è naturale che il rock onirico dei Fairy Paths sia diverso dalle canzoni “sanremesi” di Simone Gallone, o che i Chili Crabs (giovani e bravi) non si possano accomunare al rock blues dei “veterani” Trouble No More, come potrebbe far sorridere di felicità Chris Martin se mai sentisse la cover di “In My Place” degli Armos Granera, o come sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Ligabue della rivisitazione eseguita dai giovanissimi Nero Indelebile, senza dimenticare i quattro pezzi di rock in italiano dei Child Out e l’unico punk pestone dei Radio Johnny, per arrivare, infine, alla prova dei rapper Babele Hot Line e SPNS. Come dicevamo sembra una favola a lieto fine ed il bello è che è proprio così. Centinaia di cd che gli artisti possono regalare ad amici e parenti, dopo aver intrapreso un percorso di apprendimento di tutto rispetto. Bravi. Però a questo punto ho una sola domanda in testa: “Quand’è che il Comune di Quattro Castella deciderà di adottarmi?”

Formato: 6 cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Sabina Manetti

Libertè Creatività Feminitè
Un disco ed uno spettacolo dedicato alla presa di coscienza delle donne. Un progetto che ha lo scopo socio-culturale di far riflettere le donne (e forse non solo) sul loro potenziale energetico femminile e sulla loro castrazione e frammentazione che ancora oggi subiscono inconsciamente. Un messaggio diretto a tutte le donne: cercate quella libertà negata, cessate di essere vittime della società e di voi stesse e ritrovate la sacralità del vostro corpo, delle vostre mozioni e della vostra sensualità. Canzoni dal passato e dal presente. Canzoni francesi, perché Sabina Manetti è italo-francese e perché la Francia incarna lo spirito di tutte le rivoluzioni. Ed ecco che si passa con disinvoltura da un canto del 1200 ad una storia scritta da Jacques Brel, o dai canti popolari del 1500 alla coraggiosa Edith Piaf. Un disco che va oltre la musica per entrare nei meandri della denuncia sociale, del prendere coscienza di una situazione troppo radicata per affermare con certezza che è stata debellata. Il disco corre veloce, i brani si susseguono senza interruzioni, i secoli non sembrano passare, poi si apre il libretto e si legge la dedica: “Dedico questo disco soprattutto a mia madre Thérese, musicista che ha scelto l’autodistruzione e la malattia e a Nonna Loiuse, cantante che scelse la strada della madre e della moglie ma che poi morì sola in un ospizio. Entrambe furono cattoliche devote”. Leggi queste poche righe, mentre Sabina contorce le sue corde vocali e non puoi trattenere le lacrime. Piangi perché sai che il mondo fatica a cambiare. E forse non cambierà mai.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Willem M.Roggeman

Blue notebook
La collana “Carta da Musica” si è arricchita di un nuovo tassello. Si tratta dell’audio libro con alcuni scritti del poeta fiammingo Willem Roggeman, tradotto da Giovanni Nadiani. Roggeman e Nadiani leggono testi tratti da “Blue Notebook”, una raccolta dedicata ai grandi del jazz e alle loro composizioni, che in patria è stata colta da sperticati consensi e si accinge ad essere tradotta in Germania e Francia, il tutto musicato dal quartetto dei Faxtet, già avvezzi a questo tipo di contaminazioni. Il risultato è stupefacente e per capire la portata della sfida basta leggere le note dei Faxtet: “Un invito a nozze ma anche una sfida non da poco, per noi, artigiani del bluesjazz: questo “blocco d’appunti” fascinoso e notturno avrebbe potuto rivelarsi un arduo pendio. ….Blue Notebook si è presto trasformato in una festa, oltre che omaggio reverente ai Maestri e ai loro standard, grazie alla naturalezza umana e poetica di Roggeman. E inoltre ci è piaciuto da subito il contrasto tra la sua lingua, così spigolosa eppure, in bocca a lui, cantabile e le versioni di Nadiani, rese nell’incisione con sonorità inevitabilmente, giustamente “altre”.” Due brani tradizionali aprono e chiudono questo viaggio letterario, un viaggio tra fiammingo ed italiano alla scoperta di un mondo, quello del jazz, fatto di artisti maledetti e fascinosi.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Alessandro Benvenuti & La Banda Improvvisa

Benvenuti... all'Improvvisa
Un disco dal vivo può sembrare un semplice esercizio di stile. Però se hai una banda che di base è la Filarmonica di Loro Ciuffenna, arricchita da tanti altri colori musicali che diventa la Banda Improvvisa, una orchestra popolare senza patria se non l’Italia intera, una banda che decide di eseguire alcuni classici della canzone nostrana, chiamando un attore a cantare. Beh, allora ci troviamo davanti ad un disco dal vivo di un certo spessore. L’attore è Alessandro Benvenuti che aveva già avuto esperienze canore ai tempi dei Giancattivi ed è stato proprio lui a scegliere i classici poi eseguiti dal vivo. Classici come “Bartali” (Paolo Conte), “L’Abbigliamento Del Fuochista” (De Gregari), “Ottocento”, “Il Pescatore” (De Andrè), “Aida”, “Ma Il Cielo E’ Sempre Più Blu” (Rino Gaetano) e “L’Avvelenata” (Guccini). Orio Odori è invece il direttore di questa combriccola di “pazzi” che si è avvalsa della produzione di Arlo Bigazzi, della chitarra di Antonio Gabellini, del violino di Ruben Chaviano, del sax di Stefano Bartolini, della tuba di Luigi Pelli e delle percussioni di Paolo Corsi. Una banda, quelle entità che tengono uniti paesi interi, che si cimenta con i classici e con un attore, ed il risultato sorprende, perché qui sono tutti bravi, bravi veramente. All’inizio un brano originale di Odori, intitolato “Intro”, ci apre il sipario sul mondo fatato della Banda Improvvisa, dove il Gran cerimoniere Benvenuti cavalca con maestria pietre miliari della nostra canzone. Un disco dal vivo, a volte, non è un semplice esercizio di stile.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Tuxedomoon

The Super 8 years
I Tuxedomoon sono sempre stati parchi, nella loro vita artistica, con le uscite discografiche, figuriamoci con le pubblicazioni video. Un paio di videocassette ed un dvd pubblicato qualche anno fa completano la “misera” videografica del gruppo californiano. Poca cosa al confronto con l’importanza monumentale che la band riveste nel panorama rock internazionale da trenta anni a questa parte. La lacuna si è però in parte colmata con questo dvd fresco di stampa. “The Super-8 Years” è un breve viaggio (dura poco più di mezz’ora) tra una miriade di filmati amatoriali realizzati da Steven Brown, che percorrono alla velocità della luce l’epopea dei Tuxedomoon, dagli inizi a San Francisco, passando per la Grecia, una tortuosa strada norvegese, l’allestimento di un palco a Modena nel 1982, le registrazioni di “Holy Wars”, una strada affollata a Gerusalemme, scambi di battute in auto durante un trasferimento, Blaine Reinenger che fa il verso a statue gotiche, un set televisivo in Germania e tanto altro ancora. Pochi i frammenti suonati, il più delle volte sfumati con altri immagini, immagini che passano dai colori sgranati di un vecchio filmino, al bianco e nero che fa tanto noir. Insomma un documentario girato da loro stessi nel corso degli anni, che oggi può dare ai fan una visione più umana di un gruppo leggendario. La natura del dvd, la qualità delle immagini, l’assenza di brani musicali eseguiti nella loro interezza, fanno di “The Super-8 Years” un documento per fan. Per tutti gli altri basterà ascoltare i dischi e sognare sulle note del violino di Reininger.

Formato: dvd


(Pubblicato il: 28/11/2013)