recensioni

Yazoo

Upstairs At Eric's - You And Me Both
In un mondo che ha scoperto le rimasterizzazioni, manca all’appello ancora qualche nome che meriterebbe la ripubblicazione. Prima o poi arriveranno. Forse. Tra questi c’erano, fino a poco fa, gli Yazoo. Duo inglese che negli anni ottanta diede alle stampe un paio di album entrati nella storia dell’electro pop più raffinato. Vince (Clarke) arrivava dai Depeche Mode ed aveva abbandonato la ciurma per incomprensioni artistiche, sulla sua strada trovò nel 1982 la possente voce di Alison (Moyet). Fu amore al primo ascolto. Gli Yazoo, che in America dovettero cambiare denominazione in Yaz, perché esisteva già una band col loro nome, vissero 18 mesi, pubblicando due album ed un numero impressionante di singoli che entrarono nelle zone alte delle classifiche internazionali. Finita l’avventura Vince si mise al lavoro con altre entità, per arrivare ad un successo duraturo con gli Erasure, mentre Alison si concentrò su una carriera solista ricca di soddisfazioni. Ebbene oggi a 25 anni di distanza gli Yazoo sono tornati insieme, si sono esibiti in mezzo mondo e la Mute ha ripubblicato buona parte del loro catalogo. Ovviamente i due album figurano tra i titoli rimasterizzati. “Only You”, “Don’t Go”, “Nobody’s Diary”, “Ode To Boy”, o “In My Room” sono alcune delle canzoni che risplendono di luce propria in questa ripubblicazione, con la voce “nera” di Alison che mette i brividi e le melodie di Vince a disegnare arabeschi sognanti. Gli Yazoo sono stati il pop anni ottanta, quello che ancora oggi, dopo 25 anni, riesce a superare la prova d’ascolto. Quanti dei vostri dischi preferiti di oggi potranno riuscirci?

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Radiohead

The best of
Ecco il best dei fuggiaschi Radiohead. Eccolo in tutto il suo splendore di tre edizioni. Per dovere di cronaca lasciate perdere la versione con un solo cd, perché con 2/3 euro in più vi potete portare a casa l’edizione con 29 brani che vi farà entrare nel mondo fatato dei Radiohead. Sì, perché i Radiohead sono con molta probabilità uno dei pochi gruppi che sopravvivrà al tempo e che tra dieci anni saranno ancora motivo di discussioni ed ascolti. Ecco perché questo “Best Of” può venire in aiuto a chi ancora non conosce le gesta di Thom e soci, ma anche a tutti coloro che conoscono a memoria gli album della band inglese. Pur non seguendo un percorso cronologico, “The Best Of”, mette in fila i sette album dell’era Parlophone, con particolare attenzione al capolavoro del gruppo, “Ok Computer”. Una cavalcata che si ferma incredula davanti alla bellezza di “Karma Police” o alla irruenza di “The Bends”, per poi sognare con “2+2=5” e “Pyramid Song”. Nel secondo cd altri 13 brani che comprendono B-side, rarità e live version (dall’unico album dal vivo pubblicato finora dal gruppo) sono la perfetta conclusione di un “best of” da sogno. Un paio d’ore di musica che valgono il prezzo di copertina, a differenza di tanti dischi che forse non meritano neanche la raccolta differenziata. A proposito, il booklet va nella carta e la custodia nella plastica. Comunque per tutti coloro che amano toccare ancora la plastica di un disco, la versione a quattro lp è pura libidine sensoriale. I Radiohead sono da amare, senza condizioni e senza fraintendimenti. I Radiohead sono il rock anni novanta. Resteranno nella storia con buona pace di tutti gli imitatori.

Formato: cd/2cd/4lp


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Zerosospiro

Mentre il sole splende
I Zerosospiro sono l’esempio lampante che la costanza e la bella musica viene premiata. Nati intorno al 2004, il duo, composto da Alessandra Ferrari (voce) e Paolo D’Errico, si è fatto notare fin dall’inizio per l’eleganza della proposta musicale, giocata sulla voce calda di Alessandra. Alcuni loro brani sono finiti in altrettante raccolte pubblicate in giro per il mondo e quando dico in giro per il mondo intendo Giappone, Taiwan, Australia, Grecia e naturalmente Italia. Ma la cosa sorprendente è che -colpo di scena- gli Zerosospiro cantano in italiano. Un paio di anni fa hanno pubblicato l’album di debutto, album che oggi con l’aggiunta di due brani ed una nuova veste grafica viene stampato e distribuito dalla Irma Records. La bella musica e la costanza dei Zerosospiro sono state premiate. In questa nuova versione possiamo così ascoltare i cavalli di battaglia del duo: “Artificiale”, “Quasi Trasparente”, “Dal Momento Che”, “Mentre Il Sole Splende”, “Automaticamente”, insieme all’inedito “L’Amore Che Verrà” e alla rivisitazione in chiave bossa del classico di Mina “Conversazione”. Gli Zerosospiro potrebbero essere, per la presenza di una voce femminile e per l’uso di strumenti ed elettronica, la risposta peninsulare agli Zero7. Sonorità vintage per film dove le acconciature delle protagoniste sfidavano la legge di gravità, sonorità per farsi accarezzare la pelle. Non me ne voglia il duo se per il sottoscritto il pezzo più coinvolgente è “C’è Un Tic”, mai apparso in nessuna compilation. Se volete sognare ad occhi aperti gli Zerosospiro sono per voi. Amate e moltiplicatevi.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

New Order

Live in Glasgow
I New Order non esistono più. Per chi ha amato i Joy Division ed ha seguito le gesta del Nuovo Ordine questa mancanza creerà un vuoto, ma sembra ormai certo che i dissapori tra Hook e Sumner siano insanabili. Quindi ci si deve rassegnare. Però per tutti coloro che invece vogliono ancora provare emozioni ascoltando i New Order è stato pubblicato un doppio dvd che vede la band inglese on stage a Glasgow nel 2006. A parte l’ottima performance live racchiusa in diciotto brani, è interessante ascoltare le piccole interviste che sono state intercalate alle canzoni. Si può così capire come negli anni le scelte “artistiche” abbiano allontanato di molto il cantante/chitarrista dal bassista. Uno spaccato di verità che pochi mesi dopo avrebbe portato allo scioglimento della band. Nel secondo dvd, alcune vere perle faranno la gioia di tutti i fan. Si può infatti osservare i New Order catturati su diversi palchi in giro per il mondo (Glastonbury, Roma, Cork, Rotterdam, Toronto, Shoreline, Hyde Park) dal 1981 al 1989. Una escursione cronologica da brividi, anche perché sia nel primo dvd di Glasgow sia nel secondo, la chiusura spetta a due brani dei Joy Division: “Love Will Tears Us Apart” e “She’s Lost Control”. Se non li avete mai visti dal vivo, se non credete che siano uno dei più grandi gruppi di sempre, se non potete immaginare quanti hit abbiano scritto nella loro carriera, dovete gettarvi anima e cuore in questo doppio dvd. Alla fine ne riemergerete come toccati dalla verità. I New Order si sono sciolti. Amate i New Order.

Formato: 2 dvd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Diaframma

Track by track
Ormai sembra assodato che Federico Fiumani si stia divertendo di più a scrivere libri che a incidere nuove canzoni. “Track By Track” è infatti l’ultima uscita editoriale che arriva a breve distanza dalla precedente sempre per la Coniglio Editore. In questa occasione Fiumani mette in fila le liriche scritte in oltre vent’anni di carriera e racconta a margine come sono nate tutte queste parole, da quali emozioni abbiano preso corpo e vita propria. Un libro così strutturato è però pericoloso. Pericoloso perché a volte ogni ascoltatore si costruisce un suo percorso all’interno di una canzone ed immagina un poco sua una determinata frase o il tema sviscerato nella lirica. E’ quindi pericoloso portare alla luce del sole il significato di un testo o la molla che lo ha scatenato, perché si rischia di perdere la magia. Di contro può essere curioso conoscere cosa ha spinto un artista a scrivere. Per tutti costoro sarà interessante sapere che molte delle liriche scritte da Fiumani sono nate per l’amore della sua vita: Marta. Ma anche dopo aver visto il video-clip di “Heaven” dei Psychedelic Furs, o dalla voglia di essere baciato da un uomo incontrato per strada, oppure pensando ai piedi di una donna. Superfluo dire che la maggior parte dei testi di Fiumani sono stati scritti e dedicati alle tante ragazze incontrate negli anni, ma si sa che il tema dell’amore è da sempre un pilastro delle tematiche affrontate nella musica e Fiumani non si tira di certo indietro. Un libro che si legge tutto d’un fiato, però se non desiderate sapere cosa si celi dietro, per esempio, a “I Giorni Dell’IRA”, lasciatelo in libreria e continuate ad ascoltare i dischi dei Diaframma fantasticando nella vostra testa.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Metal music machine

Angel of distruction
Iniziamo col dire che questo nuovo album dei Metal Music Machine è stato pubblicato nei seguenti Paesi: Canada, Germania, Belgio, Danimarca, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, U.S.A., Giappone ed Italia. Non male per un combo peninsulare che da sempre strizza l’occhio oltreconfine. Sì, perché dietro a questa sigla ci sono due ex Templebeat, band che ha fatto due tour europei, è stata intervistata (primo gruppo italiano) su MTV Europa e da John Peel (BBC One) ed il loro album di debutto ha spopolato in mezza Europa. Non male come trascorsi, non male come presente, perché “Angels Of Destruction” è un macigno di EBM che ti cola come lava vulcanica e ti brucia tutte le interiora. Qui il tragitto percorso è fatto di fermate che si chiamano Pankow, Nitzer Ebb, D.A.F., Front 242, Die Krupps. Una base ossessiva, costruita da Rudy, si staglia sulla voce filtrata di Pietro. Questo è un assalto sonoro in piena regola. Questo è un attacco con agenti chimici. Questo è il futuro prossimo venturo. Sudore e violenza. Negatività e psicoterapia. Danze tribali ed elettronica. I Metal Music Machine hanno pubblicato il loro terzo (quarto?) album. Mettetevi a vostro agio e fatevi legare ad una poltrona posizionata davanti ad un impianto da 1000 megatoni. Pigiate con il vostro ditino il tasto play ed alzate il volume, state per essere investiti da “Overloaded”. Con la pelle tirata in uno sforzo senza ugual, i vostri pori hanno già assorbito le tossine di “Now Or Never”. La tensione è all’inverosimile, la perdita dei sensi è vicina. I Metal Music Machine vi guardano con un ghigno sulla faccia. Missione compiuta.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Joe di brutto

Listen to the music
I Joe Dibrutto nascono alle porte di Bologna agli inizi degli anni novanta. Figli dei seventies, hanno un palmares di esibizioni live da far invidia agli artisti più blasonati ed ogni loro spettacolo, improntato sulle rivisitazioni dei classici della disco funky, è da sempre una festa nella festa. Oggi il gruppo ha deciso di dare una svolta alla propria carriera artistica e licenzia il suo primo vero album intitolato “Listen To The Music”. Dodici tracce cantate quasi esclusivamente in italiano che mettono in risalto una piega verso il pop ad ampio respiro, che da sempre campeggia nella zona alta della classifica di vendita nostrana. I Joe Dibrutto sono una sorta di Alan Sorrenti però incarnato in sette elementi che rispondono ai nomi di Alex, Max, Munge, Stafilo, Roky, Bianco e Marco. Vederli in copertina nei loro fiammanti completi anni ’70, può farvi capire cosa vi aspetta ascoltando “Listen To The Music”. La band mette in risalto il suo lato soul con la title track, una vena romantica con “Sì Che Sei Tu”, o il seventies con il rifacimento di “Do U Wanna Dance”, brano house scritto alcuni anni addietro da Marco. Tra i pezzi da segnalare, oltre ai già citati, “Non Parliamone Più”, “Mani” e “Un’Altra Scusa”. I Joe Dibrutto sono la band giusta mentre si sorseggia un Martini e l’occhio languido vi cade sulla scollatura della vostra vicina di bevute. Ma fate attenzione a non rimediare uno sganassone, perché in questo caso vi rimarrebbe solo la musica dei Joe Dibrutto a farvi compagnia.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Paolo Benvegnu'

Le labbra
Ci si può innamorare di un disco ascoltando solo il primo brano in scaletta? Si può piangere ascoltando il primo brano in scaletta di un cd? Ci si può meravigliare della bellezza di un disco semplicemente ascoltando a ripetizione il primo brano in scaletta? E’ possibile ritrovarsi a dimenarsi come un invasato ascoltando per la milionesima volta il primo brano di un compact disc? E’ normale mettere il primo brano di un disco in ripetizione da una settimana? E’ lecito inginocchiarsi davanti alle casse acustiche del proprio stereo e chiudere gli occhi all’ascolto del primo brano di un disco? E’ logico lasciarsi attraversare all’infinito dalle parole e dalla musica del primo brano in scaletta di un disco? E’ possibile avere paura di continuare l’ascolto perché si ha il timore di trovare i restanti brani non all’altezza del primo pezzo in scaletta? Domande che ti frullano in testa mentre “La Schiena” ti scuote dai capelli ai piedi. Paolo Benvegnù è tornato con il suo secondo album solista, dopo un piccolo assaggio discografico di qualche mese fa. Sentirlo cantare è da pelle d’oca. Il crescendo emotivo che ti procura con le sue canzoni è ineguagliabile in questo Paese che attendeva con fibrillazione il vincitore di X-Factor. Paolo invece ci mette il cuore in quello che fa ed è un cuore pulsante ad un ritmo costante. Paolo riesce a squarciare l’aria che respiro, mentre le onde sonore mi rigano la pelle. “Dio bestemmia e alle volte non si applica”. “La Schiena” è un pezzo epocale. La canzone del decennio. Adesso mi sento pronto per ascoltare i restanti brani. Ma qualcuno mi può dire chi ha vinto X-Factor?

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Killing joke

The Peel Sessions 1979-1981
Nel triennio 1979-1981 i Killing Joke erano una macchina schiacciasassi sbuffante. Non c’era spazio per rilassarsi con i Killing Joke, non c’erano momenti di abbandono con le loro canzoni. John Peel - dj radiofonico della BBC - aveva una trasmissione settimanale che invitava i giovani gruppi a registrare delle sessions di quattro brani per la sua trasmissione (un po’ come se i Pipikini fossero andati a Radio Rai Uno). I Killing Joke furono chiamati per quattro volte alla sua trasmissione. Questo accadde il 17 ottobre 1979, il 5 marzo 1980, il 27 aprile 1981 ed il 16 dicembre 1981. Oggi quelle sessions sono racchiuse in un unico cd (che contempla anche tre bonus track da una trasmissione radiofonica di Richard Skinner), un unico cd di una potenza/violenza assoluta. Qui si possono ascoltare i Killing Joke che mordono l’osso di un proto dark punk industriale senza uguali. Qui c’è “Wardance”, “Pssyche”, “Malicious Boogie”, ma anche “Change”, “Complication”, “Tension”, “Empire Song”, “Chop Chop”. Qui ci sono i Killing Joke che ti sfracellano le ossa e senza tanti complimenti continuano a pestare. Gettatevi di testa in queste diciassette tracce, cercate di uscire vivi da questo delirio. Sono sicuro che non avete mai ascoltato i Killing Joke in questa forma cattivissima. Con “The Peel Sessions” è giunto il momento per colmare un vuoto nel vostro background musicale, o per riassaporare un antico gusto mai dimenticato. Epocali. Grandissimi. Storici. Imperdibili. Eccezionali. Superlativi. Taglienti. Unici.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Massimo 'Ice' Ghiacci

Come un mantra luminoso
Leggo la biografia di Massimo Ice Ghiacci e vedo che nel 1990 faceva parte dei Plutonium 99. Vado a “rispolverare” quel vinile e lo ascolto pensando al tempo che fu. Un tuffo nel passato che mi traghetta all’oggi, ai Modena City Ramblers (band attuale di Massimo) e soprattutto al suo primo disco solista, “Come Un Mantra Luminoso”. Mettiamo subito in chiaro, per tutti i fan degli MCR, che qui non ci sono canzoni militanti o politicizzate, anche se la politica potremmo trovarla perfino in una canzone d’amore. Qui c’è il mondo di Massimo, fatto di canzoni emozionali ed emozionanti, di brani che percorrono gli ascolti adolescenziali di Ghiacci, tra King Crimson, Mercury Rev, Echo & The Bunnymen, Dylan, Church, REM, Gun Club, Mano Negra, Jam, Stranglers, Beatles (forse su tutti) e Byrds. Massimo è una piccola centrifuga di sonorità, di richiami, di storie cantate e suonate con trasporto emotivo. Volutamente Massimo non ha chiamato a raccolta i compagni MCR, altrimenti non sarebbe stato il suo disco solista, ma il nuovo cd dei Modena City Ramblers. Massimo si è messo il copertina con suo figlio a Lido di Spina, Massimo ha suonato un basso Hofner violino del 1965 e un Rickenbacker 4001 del 1978 (questi strumenti vi dicono qualcosa?) e dice che con il costo di una pizza ed una birra si può portare a casa il suo primo disco solista. Non ci avevo mai pensato a questa cosa. Con l’acquisto di un cd posso offrire una pizza all’artista di turno. Sono proprio curioso di vedere chi si è ingrassato più degli altri grazie ai miei continui pellegrinaggi nei negozi di dischi. Bel disco, più di una pizza e di una birra. Pensateci prima di telefonare in pizzeria.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

AA.VV

Bluseum 2008
Musei e musica. Strano e bel connubio. Se poi il tutto cade proprio per il centenario del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza è ancora più intrigante ed interessante. Durante il 2008 le sale del museo faentino hanno ospitato diverse performance sonore, tra cui la rassegna “Bluseum”, percorso a sette note tra generi diversi come blues, jazz, etno e classica. Ovvia la stampa di un cd che racchiude questa esperienza e mette in risalto come un luogo solitamente silenzioso possa aprirsi alla musica. Apre le danze (è proprio il caso di dirlo) Silvio Zalambani & Grupo Candombe con un brano che attinge dalle sonorità latino americane, si prosegue con il jazz del Riccardo Tesi Quintet, che continua nel pezzo del Michele Francesconi Recital Trio ed in quello di Walter Gaeta. A metà cd ci si imbatte invece nel Giovanni Nadiani & Bluseum Project che hanno musicato una poesia in dialetto del romagnolo Giovanni Nadiani, si continua con Serena Bandoli e Fabrizio Tarroni, duo collaudato con centinaia di esibizioni in giro per l’Italia sempre alle prese con le parole di Nadiani, mentre Aurelio Samorì, diplomato al Conservatorio di Pesaro ci propone un brano di musica contemporanea, seguito da Vanni Montanari & Donato D’Antonio più volte trasmessi da RAI Radio Tre. Sul finire del cd i Tango Tres, con un pezzo maledettamente triste, il blues jazz di Elena Bucci & Faxtet e l’etno di Riccardo Tesi dedicato per l’occasione a Ian Anderson ed i suoi Jethro Tull. “Bluseum 2008” ha messo in contatto la seriosità di un museo con la gioia della musica, in alcune delle sue varie forme. Un plauso all’iniziativa, un plauso all’idea.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

The Charlatans

You Cross My Path
Volevo parlarvi di questo disco già da un po’ di tempo, perché i Charlatans lo avevano messo online e si poteva scaricare gratuitamente. Poi ho pensato: “Aspettiamo l’uscita ufficiale, tanto prima o poi la dovranno fare, considerando che è l’album dei Charlatans più riuscito da metà degli anni novanta”. Ed infatti così è stato. A qualche mese di distanza dal download è arrivato nei negozi “You Cross My Path”, nuovo fiammante cd che credo di aver ascoltato almeno mille volte. Mille volte? Sì, avete letto bene almeno mille volte perché “You Cross My Path” è un disco semplicemente perfetto. Melodie a profusione, richiami sixties e omaggi sentiti agli scomparsi New Order. Tutto funziona alla perfezione in “You Cross My Path” dalla voce particolarmente coinvolgente di Tim all’organo di Tony sempre intento a ricamare quel sound tipico dei primi lavori della band. Dall’album sono stati estratti già quattro singoli, l’ultimo in ordine di apparizione è “Mis-Takes”, segno evidente che i Charlatans a questo giro non scherzano affatto. L’album è stato pubblicato in tre versioni: vinile (praticamente impossibile da recuperare in Italia), cd standard e cd in edizione limitata (costa solo 2 euro in più rispetto alla versione normale) con un secondo cd contenente due videoclip e sette brani (tra inediti e live). La stampa inglese si è espressa in maniera entusiastica nei confronti del decimo album dei Charlatans, io che vivo ai confini dell’impero non posso che sottoscrivere. Grandissimo album. Il disco più bello dei Charlatans dal 1994. Spero per voi che lo stiate già ascoltando. Significherebbe che amate la bella musica.

Formato: cd/2 cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Ninfa

Stereo desire
Ninfa è un nome che gli appassionati di indie rock dovrebbero conoscere (Avvoltoi, Sciacalli), ma anche tutti i frequentatori dei dancefloor di tendenza si saranno imbattuti in una serata con alla consolle l’apolide biondina. Con un primo album solista pubblicato nel 2003 dalla Virgin (“Top Sensation”), che arrivava dopo la fortunata serie di compilation “Mo’Plen”, curate insieme a Scanna, Ninfa era ormai diventata una stella del mondo luccicante delle discoteche. Non è un caso se MTV Italia l’ha scelta spesso e volentieri come dj nelle feste organizzate dall’emittente televisiva in giro per l’Italia. Insomma Ninfa con il nuovo secolo è rinata, a proposito deve aver fatto un patto con il diavolo perché gli anni passano e lei rimane uguale ed ora il secondo album la riporta agli onori della cronaca in maniera esplosiva. Il disco, composto da dodici tracce, aveva avuto qualche mese fa una anticipazione con il videoclip di “It Doesn’t Matter”, diretto da Alex Orlowski e con la partecipazione delle pornostar Suzie Diamond, Ramon Nomar and Aletta. Il brano appena citato è però un poco fuorviante rispetto all’intero disco, che risulta essere più vicino ad un electro rock con venature punk, caratterizzato dalla voce di Ninfa sempre a calcare l’enfasi di ciascun brano. Tanto per citare qualche nome, in “Rockstar” Ninfa sembra essere la versione più "pestona" degli Oasis, mentre in “My Baby Left Me” diventa la cugina dispettosa dei Daft Punk o in “Hey C’mon” la sorella cattiva di Avril Lavigne. Ninfa si plasma sopra i suoni elettronici e non dimentica il suo passato artistico in “Pushin’”, fatto di lounge seducente. Ninfa si dimena indiavolata e noi cerchiamo faticosamente di rimanere al passo. Un disco da godere in biancheria intima mentre fuori nevica da tre giorni.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Garbo

Come il vetro
I primi di settembre è giunta a conclusione la trilogia cromatica di Garbo con “Come Il Vetro”, nuovo cd pubblicato dopo le uscite di “Blu” (2002) e “Gialloelettrico” (2005). Infatti Garbo, per chi non lo sapesse, non ha mai abbandonato i palcoscenici d’Italia ed i negozi di dischi peninsulari, anche se gli ascoltatori meno attenti si ricordano solamente dei successi pubblicati nei primissimi anni ottanta. Paragonato all’inizio di carriera al David Bowie del periodo berlinese, paragone che non è mai andato a genio a Renato Abate (vero nome di Garbo), l’artista meneghino è da sempre interprete di una new wave malinconica, che nei colori ha trovato le risposte alle annose domande che Garbo si porta appresso da sempre. Non sarà un caso se “Come Il Vetro” sembra possedere una fioca luce che da speranza all’intero disco, anche se il brano principe del cd, proposto in due versioni, si intitola “Voglio Morire Giovane”. A questo pezzo però si contrappone una rivisitazione di un classico dei Ramones, “Baby I Love You”, a dimostrazione che Renato Abate ha più di una chiave di lettura. Garbo dimostra per l’ennesima volta di essere un artista sensibile e malinconico. Canzoni per riappacificarsi con le persone/cose che ci circondano. Un album maledettamente struggente. “Come il vetro” è un album diretto e comunicativo che in senso simbolico paragona le proprietà del vetro ad una serie di caratteristiche riconducibili anche al genere umano: è trasparente, riflettente, fragile, tagliente e a volte… colorato! Si percepisce il vetro come totale annullamento del colore ed attraverso esso si guarda oltre! (Garbo)

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Beatrice Antolini

A due
Grande colpo per la Urtovox, che pubblica il secondo atteso album di Beatrice Antolini. Grande colpo per due ragioni. La prima perché Beatrice aveva stupito con il suo esordio di un paio d’anni fa (“Big Saloon”), secondo perché “A Due” è un gran bel disco. Detto questo potrei tranquillamente chiudere qui la recensione, anche perché il resto è fiato sprecato, nel tentativo vano di convincere il lettore distratto che Beatrice Antolini merita l’ascolto e l’acquisto. Sì, avete letto bene, l’acquisto. Perché ci sono dischi, pardon cd, che vanno acquistati nel loro formato, vanno toccati con mano, coccolati, sfogliati, ascoltati dentro casse acustiche che esprimano al meglio tutte le potenzialità dei brani. Registrato sulle colline modenesi, per la precisione ai Bombanella studio, “A Due” abbandona un poco i guizzi dell’esordio per addentrarsi maggiormente nelle pieghe scure dell’anima, attraverso un mosaico di suoni ed arrangiamenti che permettono alle canzoni di spaziare dal latin rock alla new wave in una singola nota. Beatrice, che ha suonato tutti gli strumenti, sembra una novella Tori Amos più nervosa e impaziente. Non a caso è stata chiamata a collaborare nell’ultima fatica dei Baustelle e di Bugo, portando una ventata di sana pazzia musicale. Beatrice è il nome nuovo del panorama peninsulare, sempre alla ricerca dell’artista esotico da mettere sugli scudi. Complimenti per questo riuscitissimo “A Due”. Come dicevo prima, convincere i lettori è impresa ardua quando quasi sicuramente pensano solo a come scaricare quella nuova suoneria tanto “simpatica”. Fatica sprecata. Peccato, perché questo è un disco da avere.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Ian Glasper

Anarco punk
Agli inizi degli anni ottanta il punk aveva già perso la sua carica anticonformista e la sua violenza era già stata massificata dalla società e dalla industria discografica. I Sex Pistols erano ormai morti e sepolti, la terza ondata di gruppi si stava infrangendo contro l’indifferenza regnante, ma proprio in uno scenario così desolante arrivò un grido di dolore che tagliò la gola della Gran Bretagna. Una schiera di band punk che si rifacevano all’anarchia sconvolsero lo scenario desolante dell’isola. Fu un vero e proprio terremoto, forse più devastante del primo punk, quello di Rotten e Company. Crass, Poison Girls, Conflict, Dirt, Zounds, Flux Of Pink Indians, Chumbawamba (sì, proprio loro), Amebix, Rubella Ballet, solo per citare la punta dell’iceberg, misero dentro ad un sound furioso la rabbia che covavano. Quella scena, che cambiò molte regole del “gioco”, è oggi raccontata con dovizia di particolari in “Anarco Punk” di Ian Glasper. Il libro, suddiviso per zone geografiche, ci porta dentro a questo universo di musicisti che dopo quasi trent’anni credono ancora che si possa vivere in un mondo migliore, che sono rimasti vegetariani ed odiano qualsiasi sopruso. Lettura coinvolgente, anche solo per sapere come il nero sia diventato il colore da indossare nell’uniforme del musicista anarchico, o per capire l’importanza che hanno avuto i dischi di questi gruppi. Il cantante dei Conflict, che campeggia in copertina, è l’icona di un periodo che parlava ai giovani di ingiustizie da combattere e per le quali tutti questi musicisti erano pronti a sacrificarsi. Leggete questo libro e forse la visione della vostra vita cambierà. Forse? Perché il nuovo modello di telefonino è dietro l’angolo che vi aspetta. Auguri. Sinceri auguri.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Harmonia ensemble

D.D.E.E.
Torna l’Harmonia Ensemble dopo un silenzio lungo sette anni ed un disco dedicato al grande Federico Fellini. Torna con il suo nono album in sedici anni di attività. Un album che raccoglie dieci danze scritte da Orio Odori ed ispirate da un fiume etrusco che scorre sotto le sue finestre. E’ proprio il continuo movimento dell’acqua una sorta di trade union tra le composizioni, composte partendo da una matrice ritmica d’atmosfera tribale. Sopra queste ritmiche Odori ha elevato delle melodie che sono state liberate da ogni vincolo formale per dare all’insieme il massimo potere narrativo. “D.D.E.E.” (Dieci Danze Erotiche Eretiche) si muove come un fanciullo che corre su un verde prato primaverile con la gioia negli occhi e nelle gambe. La nuova fatica discografica degli Harmonia Ensemble non fa altro che riportarci alla mente i precedenti lavori, come questo, carichi di travolgente dirompenza. Superfluo sottolineare che l’ensemble è composto da musicisti sopraffini, che riescono in maniera sublime ad entrare nelle composizioni di Odori e farle proprie. Un disco di clarinetto, violoncello, pianoforte e percussioni. Un disco che in Italia poteva pubblicare solo una etichetta attenta e culturalmente preparata come Materiali Sonori. Un applauso a Orio Odori, Damiano Puliti, Alessandra Garosi e Paolo Corsi, le loro dieci danze erotiche eretiche arrivano al cuore, senza bisogno di parole superflue. Per cuori infranti, ma anche per cuori innamorati e perché no, per cuori indifferenti.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Supabeatz

Sexy hi fi
Supabeatz è il nome d’arte di Alberto Sansò, siciliano (classe 1986), arrivato nel capoluogo emiliano da alcuni anni, dove ha iniziato una collaborazione artistica con Ninfa, una tra le dj girl più in auge del panorama italiano. Con Ninfa ha dato vita a serate e produzioni musicali. Alberto usa infatti anche altri pseudonimi come Zooma Laser Gun e En Masse. Proprio con questa ultima denominazione ha riscosso ampi consensi tra molti dj internazionali. Ma torniamo al suo debutto sulla lunga distanza come Supabeatz. Il cd, che conta 12 pezzi, vede in veste di co-autrice Ninfa che si espone in prima persona in “No More Down” ed è una sorta di viaggio nel sound Electro con chiari riferimenti alla scuola francese. In alcuni momenti sembra di sentire una versione dei Daft Punk più dance o dei Cassius meno tronfia. “Sexy Hi Fi” coniuga infatti glamour e sex appeal con l’elettronica in un viaggio spazio temporale che sembra toccare i Rockets di antica memoria o la colonna sonora di “1997 Fuga Da New York” di John Carpenter in “Tablecraft”, senza dimenticare tutta la nuova scena elettronica internazionale. Supabeatz potrebbe entrare nel novero dei nomi che contano in un ipotetica nuova ondata di italian dance alla conquista del mondo. Da segnalare “Sexo Perfecto” con la partecipazione di Ask, “Sexy Hi Fi” con un richiamo ai New Order, “Dope” ed i brani già citati lungo questa recensione. Supabeatz supera a pieni voti la prova dell’album. Adesso non si può far altro che ascoltarlo su cd o andarlo a vedere dal vivo. A voi la scelta.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

CCCP Fedeli alla linea

CCCP Fedeli alla linea
Nel 1990 Stampa Alternativa pubblicava un libro dedicato ai CCCP Fedeli Alla Linea. Anzi, il libro dei CCCP Fedeli Alla Linea. Dentro c’era tutto l’universo del gruppo reggiano. Foto (moltissime), slogan (penetranti), manifesti programmatici (imprescindibili), liriche (oniriche), flyer (il fai da te applicato alla musica), spezzoni di articoli ed interviste (per non dimenticare le parole dette) e tanto altro ancora. Nel mezzo del libro un 45 giri con tre brani: “Ragazza Emancipata”, “Tien An Men” e “Trafitto”. I CCCP in quel momento storico navigavano a vista. Da lì a poco si sarebbero sciolti. E tutto sarebbe crollato per rinascere nei C.S.I. Il libro di Stampa Alternativa diventava quindi il testamento del gruppo. Otto anni dopo quelle pagine venivano ripubblicate con un cd al posto del 45 giri ed una lunga intervista del sottoscritto a testimonianza della fine e della rinascita. Oggi a dieci anni da quella ristampa e a diciotto dalla prima edizione, Stampa Alternativa, in occasione della ripubblicazione dell’intera discografia dei CCCP Fedeli Alla Linea, avvenuta pochi mesi addietro (con tanto di tiratura in vinile, oltre a lussuosi CD rimasterizzati), ripubblica la prima versione del libro con allegato un cds. L’occasione è quindi ghiotta per tutti coloro che si sono persi le precedenti stampe dell’unico libro, che ha visto coinvolti tutti i CCCP Fedeli Alla Linea. Da leggere ascoltando le rimasterizzazioni di oggi, per ricordare il tempo che fu. Per nostalgici e filo sovietici. Ma anche per chi era troppo giovane e vive sui racconti dei fratelli maggiori.

Formato: libro + cds


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Rio mezzanino

Economy With Upgrade
Facciamo subito chiarezza, per evitare che qualcuno si immagini un qualcosa che dentro a “Economy With Upgrade” non c’è. Se non amate Mark Lanegan, Calexico, Wall Of Voodoo, Tom Waits, Nick Cave, Thin White Rope, Walkabouts, Yo La Tengo, Red House Painters, o Tindersticks andate oltre qui non c’è pane per i vostri denti. I Rio Mezzanino da Firenze ci hanno messo dieci anni prima di debuttare su album, ma hanno decisamente visto e rivisto ogni più piccola sfumatura, ogni più piccolo passaggio vocale e sonoro. La voce di Antonio Bacchiddu è vetriolica al punto giusto, il sound è quello tipico delle distese statunitensi dove rudi cowboy vivono ancora il mito americano ben radicato nel cervello. Non importa se i cavalli sono stati sostituiti da sbuffanti macchine, la vita in quei posti è per uomini veri, come lo sono i Rio Mezzanino, anche se a dire il vero la line-up comprende pure due ragazze. Qui non c’è spazio per sentimentalismi, anzi no, il sentimentalismo è così sfacciato che devi sederti al bancone della prima bettola che incontri per strada e chiacchierare amabilmente delle tue sfortune con gli altri disperati attorno a te. Qui si respira l’aria del confine, quello che separa non solo la terra, ma anche gli uomini ed il loro pensiero. I Rio Mezzanino ci hanno messo dieci anni prima di debuttare. Anni spesi bene. Un piccolo capolavoro che se fosse targato USA avrebbe tutte le copertine delle riviste specializzate peninsulari. Se però Max Pezzali è il vostro idolo lasciate perdere. Non facciamoci del male a vicenda. La copertina è stata disegnata da grande Igort.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Ianva

Disobbedisco! 1918-1920
L’occasione per parlare di questo album, uscito nel 2006 è la sua ripubblicazione con due brani in più rispetto all’originaria edizione digipack. In un mercato sempre più debole e sfilacciato, è piacevolmente strano imbattersi in una riedizione, dovuta alle tante richieste giunte da mezzo mondo per possedere il debutto sulla lunga distanza di questa band genovese che canta in italiano. Gli Ianva (Genova in latino) sono infatti un progetto che vede al suo interno alcuni musicisti già attivi in altre formazioni, che hanno messo a disposizione del combo la loro professionalità nell’intento di dare corpo ad una musica, riconducibile al neo folk, dalle caratteristiche di passionalità, ardimento e dignità. L’iconografia si rifà al ventennio, il concept album è la storia d’amore tra il Maggiore Cesare Renzi (degli Arditi) e la spia Elettra Stavros sullo sfondo dell’impresa di Fiume di dannunziana memoria. Tra suoni di tromba strazianti, la voce ospite di Andrea Chimenti (che per l’occasione interpreta Gabriele D’Annunzio), la registrazione originale del Generale Diaz (che proclama la fine della guerra contro gli austro-ungarici, ma che con il trattato di Parigi assegna Fiume alla Croazia), titoli come “Muri D’Assenzio” o “Sangue Morlacco” (il vino di Marlasca così chiamato da D’Annunzio), l’avanguardia ed il futurismo, le voci di Mercy e Stefania D’Alterio, ebbene in tutto questo bailamme di ispirazioni gli Ianva sono la cosa più lontana dalle mode musicali ascoltata negli ultimi anni. Difficili ed avulsi da tutto ciò che ci circonda. “Disobbedisco!” è una sorta di musical senza le luci accecanti dei musical. Un pezzo di storia a sette note. Tra la prima new wave italiana ed il neo-folk brulicante nelle pieghe del gothic.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Comedi club

Alcool juke-box
I Comedi Club esistono da quattro anni ed arrivano dalla provincia di Modena. Alcuni di loro giungono da altre esperienze artistiche. Dopo un primo ep autoprodotto uscito nel 2005, hanno deciso di finanziarsi anche il primo cd-album intitolato “Alcool Juke-Box”. I Comedi Club sono un gruppo particolare, dove per particolare si intende: originalità, passione, tenacia, estro e pazzia. I Comedi Club sono il lato oscuro di Vinicio Capossela, quello che nemmeno lui conosce. I Comedi Club osano dove altri fuggono a gambe levate. “Alcool Juke-Box”, con le sue undici tracce, è la conferma che anche dalle nostre parti il rock malato di Nick Cave e soci può uscire alla luce del sole e mostrarsi nei suoi movimenti sincopatici. Come dal vivo, anche su cd la presenza “ingombrante” di Emiliano Mazzoni si mostra in tutta la sua grandezza. La sua voce si piega, o accarezza le note, urla o vocalizza il rock’n’roll sudicio suonato dai suoi compagni d’avventura. Non c’è via di scampo con i Comedi Club, perché appena si inizia ad ascoltare “Intro” si è presi da un vortice di sonorità che ti stringono le budella ed una sensazione di apnea ti schiaccia verso le casse acustiche del tuo impianto hi-fi. La title track sarebbe da ascoltare, come “La Padrona”, “La Scandalosa Gilda” e “Decapitaty”. Rock che affonda il suo essere in storie perverse e ordinaria follia post traumatica. Rock malsano. Poi arrivi a “La Cantata Della Galera” e tutto quello che hai appena scritto diventa poltiglia. Dal vivo i Comedi Club spaccano. Io li ho visti e voi?

Formato: cd demo


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Gang of Four

Song of the free - Hard
A volte mi capita di voler completare alcune discografie rimaste incompiute negli anni. Ultimamente è toccato ai Gang Of Four dei quali non possedevo il quarto album, “Hard”, mai acquistato nel momento della sua uscita ed oggi recuperato in un mercatino di dischi usati. Trascorse un paio di settimane dall’acquisto vengo a conoscenza della ristampa in formato digitale di “Songs Of The Free” (terzo album in discografia, 1982) e “Hard” (1983). Il mio personale cerchio si chiude. Abbandono il vinile e passo ai cd. L’importanza dei Gang Of Four è francamente fuori discussione. I primi due lp sono da antologia, impossibile non averli per riascoltare il punk funk del gruppo inglese, che disegnò nuove coordinate per il pop di fine anni settanta. Poi un cambio di formazione e la virata verso lidi più “tranquilli” con “Songs Of The Free”. Infatti il terzo album, con Venezia in copertina e “I Love A Man In A Uniform” a fare da singolo apripista, portava il gruppo a smussare un poco gli angoli dei precedenti lavori. Il bacino d’utenza si ampliò, pur mantenendo, su basi musicali di “facile” consumo, i temi cari alla band, come quello antimilitarista ed anti maschilista. Un anno dopo la prima fase si concludeva con “Hard”. Il gruppo si era ormai assestato in formazione a trio e l’acidità degli esordi era un ricordo lontano. “Is It Love?”, primo singolo estratto dall’album, che nelle intenzioni della band avrebbe dovuto traghettare il suono verso le zone alte della classifica, si fermò a metà strada. La band interruppe le trasmissioni per poi riprenderle molti anni dopo. Oggi queste riedizioni ci riportano tra le mani una fase del gruppo forse ingiustamente snobbata all’epoca. Per conoscere quello che avete ignorato anni fa.

Formato: cd


(Pubblicato il: 28/11/2013)

Giancarlo Onorato

Il piu' dolce delitto
Giancarlo Onorato è ormai diviso su due fronti, quello musicale e quello letterario. La sua carriera a sette note, prima come voce degli Underground Life (a proposito qualcuno si dovrebbe decidere a ripubblicare in cd la loro discografia) e poi come solista, con alcuni album di struggente poesia all’attivo, è un fulgido esempio di coerenza artistica e genialità. Dall’altra parte del fiume la carriera letteraria con diverse pubblicazioni, ultima delle quali è questo romanzo intitolato “Il Più dolce delitto”, pubblicato da Sironi. La trama, alquanto coinvolgente, racconta del Dottor Marlo, un giovane medico inviato in una clinica psichiatrica svizzera per indagare su presunti abusi perpetrati ai danni delle pazienti. Ed è in questo scenario di miseria umana che Marlo si innamorerà di una giovane paziente, Geli. Onorato gioca con il suo denso lirismo tra l’aspetto etico della medicina e la pazzia che tutto travolge, portando a gesti inconsulti. Racconta della normalità e di quella sottile lama tagliente che ti traghetta in un universo distante dalla realtà di chi ti circonda. Racconta l’ossessione con un trasporto che mette il lettore in uno stato di perenne frustrazione. La lettura, pagina dopo pagina, ti lacera, gli scenari ai bordi di un lago minaccioso sembrano avvolgerti e più di una volta ti guardi le spalle per assicurarti di non essere spiato o internato. Non crediate di trovarvi di fronte ad un giallo, un romanzo erotico o un trattato medico, perché Onorato porta in evidenza il buio dell’anima, il giudicare gli altri sulla base dei propri mali interiori e la lenta ed inevitabile ferocia che tutti noi coviamo dentro. Giancarlo ora deve solo scrivere un disco all’altezza de “Il Più dolce delitto”. Impresa ardua. Ma confido nel suo essere artista a tutto tondo.

Formato: libro


(Pubblicato il: 28/11/2013)